lunedì 13 agosto 2012

Attacco (sventato) di lirismo e melancolia

Questo non sarà un intervento strappacuore, né una glorificazione di Losanna (non Los Angeles. Ti pare che uno vada a fare un Erasmus a Los Angeles? E per laurearsi in che cosa, esattamente?), né un mélo sul mio anno di Erasmus.

Epperò.

Epperò sono appena tornata da un tre giorni a Losanna, per salutare E. in partenza per gli US, ripraticare il francese, mangiare framboises à la double crème (et meringues) a Gruyère, andare a cavallo, risalutare la gente dell'Unil, prendere il fresco nelle grotte di Vallorbe.

Quindi, sì, fondamentalmente questo potrebbe essere proprio uno di quei post strazianti, sul tempo che passa e quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia, sui ricordi a tradimento, che sono già diventati ancora più belli e luminosi.

Il fatto è che a vivere per un anno in un posto, è normale che questo si intrida di ricordi. Solo che non ci pensi veramente, non lo realizzi appieno, fino a quando non ci torni.

Comincia in sordina.

Salgo sul treno e mi immergo nel mio libro. Quando mi decido a guardare fuori dal finestrino, impaziente, la prima cosa non è (non ancora), il lago, e neppure le montagne o i vigneti. No, la prima cosa è l'orologio delle stazioni svizzere (questo, per intenderci), niente di meno romantico e di più banale, eppure è subito madeleine.



*

Sono le piccole cose così scontate e quotidiane a cui non hai mai fatto caso, come un orologio, appunto. O quel piccolo negozio di tè. O la m2 con una musichetta diversa per ogni fermata.

Sono le strade che hai percorso mille volte, e che vedi come se fosse la prima dal finestrino di una macchina.
Il tempio buddista nel Parc Olympique. La creperia a Ouchy. Il pub dove c'era stata la festa Erasmus ad Halloween e dove, mesi dopo, avevo bevuto una birra con A. e R. prima di accompagnarle in stazione.

E quasi ti manca, una passeggiata fatta in novembre in riva al lago, la prima fino a Pully; il francese vaudois, quasi una cantilena; persino le insegne gialle della Posta o l'enorme M arancione della Migros budget.

Basta una canzone per ricordare quella serata assurda al Darling, o a quell'altra al Buzz, mentre la macchina gira a destra e ti trovi improvvisamente di fronte al Blue Lézard. La fermata di Bessières, il profilo scuro della cattedrale, di sera.

Il concerto degli Austra in quello che sembrava un cantiere e la conta degli hipster; i palazzi vecchi e un po' lasciati andare, ma ancora bellissimi, i giardini curati e senza cancello; le vetrine lucide delle panetterie, i carac verdi e le piccole tartes au citron.

Le mani già impacciate nel maneggiare soldi diversi, residui di abitudini dure a morire (la plaque è accesa? Sicura? Non è passato un quarto d'ora?), six is for chicks, la fauna dell'EPFL (e quella dell'Unil), la geografia di una città che "la conosci meglio di me!", i tossici della Riponne, e per fortuna non siamo passati per Rue de Bourg o per la periferia Ovest, che già così, alloggiando a Nord (fra villette, boschi disciplinati e gatti), rischiavo il tilt emotivo.

*

E ora basta, sono due giorni che questo intervento si trascina, mi sembrava di avere talmente tante cose da dire, ma tutto il fiume di ricordi è sparito, chissà dove. Alla prossima madeleine.