venerdì 22 giugno 2012

Non si smette mai d'imparare. Ultima settimana.

E poi si rischia di sentirsi sicuri, e ci si dimentica che, certi biglietti, bisognerebbe consegnarli, sfidando la sorte e il ridicolo.

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O forse è solo un insieme di cose (la già citata lista delle "cose che... no beh, chiamiamole armi di seduzione improprie" è in via di redazione e prossima pubblicazione), fra cui è bene non dimenticare il fattore meteoropatia: ho pensato fossi innamorata perché non ti sentivo, e poi l'innamoramento sta bene con questo tempo (cit. Madre. Per la serie, una passa venti-e-n-anni a sforzarsi di essere una persona seria, ma non serve a niente, perché tanto, a quanto pare, tutti credono che la meteoropatia sia più forte di te).

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E, a proposito di PMS e scombussolamenti ormonali: una settimana.

Sì, no, cioè, una settimana fa avrei dovuto consegnare il biglietto di cui sopra, o almeno chiedere un numero di telefono. O anche un nome, eh. No, quello che intendo è proprio: una settimana. Alla fine.

Ancora sette giorni losannesi, per cui si prevede sole (ma anche nuvole e pioggia, ci scommetto), cene, birra e vino, barbecue in riva al lago, forse una gita fuoriporta, di sicuro tanta biblioteca e un esame. Serve solo un po' di motivazione (spero). Possiamo farcela?

Io ho intenzione di non farmi scappare nemmeno un minuto di quest'ultima settimana, della "mia" Lausanne, del mio studiò, del mio Erasmus. Fra partite degli Europei, vicini che mangiano cetrioli sottaceto da barattoli enormi e ti danno della rovinafamiglie, esperimenti di cucina, pessimi accenti e discussioni profonde, e i moutons nel campus. Sì, possiamo farcela.

mercoledì 13 giugno 2012

Tonight we're young, so let's set the world on fire, we can burn brighter than the sun

La settimana è cominciata comme d'hab domenica. Cominciare la settimana durante la sessione d'esami all'UNIL vuol dire fondamentalmente svegliarsi quasi più presto che per andare a lezione, così da accaparrarsi un ambito posto in biblioteca. Che non è mica piccola, eh. Tuttavia, la concorrenza è spietata (e quando dico spietata dico che non vale la pena di arrivare dopo le 9 di mattina).

La settimana è cominciata quindi con me in metro, nel mio look da "studentessa sotto esame, che va in biblioteca per una fondamentale ragione: costringersi a togliere il pigiama". In mezzo alla folla di ingegneri, sale un ragazzino. Indossa una t-shirt chiara, che mi urla: THE END IS NEAR. Tralasciando la facile ironia (adolescenti hipster che si atteggiano a poeti maledetti), sembra quasi che parli a me. Ho scelto la data di partenza, il 29 giugno, perfetta se consideriamo il fatto che è il giorno in cui nacque il padre del pessimismo cosmico. Già mi vedo, caricata in macchina con tutti i miei averi dai rapaci genitori, mentre mi volto a gettare un ultimo sguardo al lago con gli occhi colmi di lagrime declamando: "Ah, natura, natura, perché non rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi?!" Aggiungiamo il fatto che torno così presto (in origine, pensavo di rimanere qui fino a metà luglio) per fare ben DUE esami (da preparare rispettivamente in 3 e 5 giorni). Insomma, back to real life. 

Ma lasciamo da parte tristezza e amarezza: oggi ho provato a fare les truffes au chocolat, seguendo la ricetta olandese di A.C., e assistita da M. (e non dimentichiamo il contributo alcolico dell'altra M. - e ora io mi chiedo: ma è possibile che in un appartamento di quattro persone, tre abbiano la stessa iniziale?!): al primo assaggio (vedremo dopo una nottata in frigo) sembra di mangiare il cuore dei Lindor. Indi, c'è abbastanza dolcezza e amore per compensare qualsiasi altra cosa.

E in realtà, cucinare è una delle cose che ho "imparato" (beh, non esageriamo) a fare qui: pseudoquiches de l'amitié, torte anche e soprattutto più o meno inventate (tipo quella di domenica: mi invitano a titolo di unica supporter italiana a Italia-Spagna, vuoi che mi presenti a mani vuote?! Anche se poi mi rendo conto, per la prima volta, che passo per quella che sa cucinare. Moi?!) E ho scoperto che mi piace, è rilassante, soddisfa la mia voglia di golosità e attira immediatamente le simpatie dei commensali. Oltre a portarti alla perdizione su blog tipo questo: nerd che si dilettano di cucina, citano xkcd e sfornano torte alla Guinness, si può chiedere di più?

Ma soprattutto, qui ho imparato a parlare francese. Scontato, direte voi (e malignamente aggiungerete: lo sapessi poi così bene!). E avete anche ragione, ma ormai capisco quel che viene detto intorno a me, e riesco a farmi capire senza scervellarmi troppo. Non ho preso l'abitudine all'intercalare putain! (o al tamarro mec) e nemmeno a bref, nonostante adori la serie. In compenso, posso belare a lungo: Baaaaaaa... tu fais quoi? J'sais pas! (che poi ho scoperto da poco che non è un verso privo di senso come credevo; a dire il vero non è neppure "baaaa", ma "bien"). Adorabili francophones et pas mi dicono che parlo bene (fra l'altro una tecnica di rimorchio che con me rischia di funzionare) e senza troppo accento, e io amo credergli.

Ho cercato per mezz'ora quella dove Marcie dice qualcosa in francese, e Snoopy rivela la grande verità "mi innamoro di chiunque mi parli", ma non ho avuto successo, quindi non sottilizziamo (ma ricordiamo comunque: "un'orzata, s'il vous plait!")

Se a tutto questo aggiungiamo che ho un appuntamento a Bologna il 16 novembre, direi che tutto sommato, non va così male. L'ultima volta che li ho visti dal vivo (che era anche la prima) ero all'ultimo anno di Liceo, la maturità sembrava ancora lontana e la scelta dell'Università la cosa più difficile. Questa volta, se sarò fortunata (e se m'impegnerò, perché la fortuna da sola non esiste), avrò finito gli esami, e starò scrivendo, spero divertendomi, la tesi, preoccupandomi come una disperata di cosa fare dopo, cercando un dottorato, organizzando una fuga... In ogni caso, sarò più grande (vecchia), più matura, più sicura di me. Anche più felice, ho l'impressione (se non altro, ora capisco quanto suoni ridicolo l'accento francese di Mettiu, e posso riderne).

La mia espressione nel leggere che andrò a Bologna

Stereomood mi passa alcune canzoni perfette, fra cui quelle di uno pseudoeinaudi dall'aria tamarra, che però mi sorprende come il sole delle sei del pomeriggio dopo cinque giorni di pioggia ininterrotta. Mi arrivano mail inviate all'alba da gente sbronza (che poi si eclissa, schiacciata dalla vergogna). Ballo con sconosciuti ma continuo a divertirmi di più da sola. Aspetto con impazienza il terzo libro di George R. R. Martin (e lo aspetto per posta, e io adoro ricevere posta). Mi sento bene, nonostante il secolo di storia contemporanea che dovrei conoscere a menadito e invece ignoro, nonostante la pioggia, nonostante il tempo che scivola via, nonostante continui a tormentarmi i capelli.

Continuo a pensare che le cose più importanti ti capitino e basta. E l'Erasmus è davvero una delle cose più importanti e belle e strane e divertenti e difficili e enrichissant e ingrassanti che mi siano mai capitate.