martedì 14 febbraio 2012

E sulla metro comparve la scritta: Saint Valentin

Il fatto è che a leggere l'ultimo post sembra che io abbia il cuore spezzato. Non è vero (e se anche fosse, la sofferenza amorosa è sempre stata produttiva dal punto intellettual-artistico, dunque ben venga), e soprattutto non è giusto, perché sbilancia le cose.

Non è che tutto girasse intorno a un belga barbuto. Per esempio, mi mancano gli ii (alias ingegneri italiani, ri-autosoprannominatesi nanotèc), con cui alla fine ho passato la gran parte delle sere qui (sere qualunque, da pasta nel piatto e maglione sformato addosso, però belle anche per questo).

L. che si prende male per qualsiasi cosa, poi però ti tiene da parte la bottiglia di vino e le olive ascolane (e ti pubblicizza le Marche). M. che si addormenta ovunque e chissà come ha fatto a convincere E. a mettersi con lui, o Y. che rimorchia qualsiasi cosa si muova. Ma soprattutto il "mio caro vicino". Perché per la prima volta dopo cosìtantochequasinonmiricordopiù, quando stavamo sdraiati sul divano a guardare un film non eravamo io e un ragazzo-quasi-amico-quasi-bo: ma soltanto io e lui. Amici, e stop.

Senza preoccuparmi di togliermi la tuta o mettermi la matita sugli occhi, uscivo di casa, e mi bastava suonare alla porta dall'altra parte del pianerottolo: potevamo decidere che fare per cena, se uscire, scambiarci le ultime battute di Spinoza o fare un po' di spoiler su BBT, nel mentre preparare un tè ai frutti rossi, usando la scusa del "che torta potrei preparare?" per blandirlo e costringerlo a partecipare al gossip. E poi le prese in giro, "Ma quanto ci metti a mangiare?? Sto perdendo i miei anni migliori qui con te ad aspettare che tu finisca quella pasta!" e "Lettere Classiche? IN PRIGIONE, dovrebbero mandarli, quelli di Lettere Classiche!", senza dimenticare la maionese, la guerra alle verdure, la nutella quasi esplosa in microonde, e "grande popolo, i cinesi".

Se non altro, gli amici (a differenza dei belga barbuti, coff coff), continueranno a usare skype e la mail. Ed è questo quello che conta.

*

Nonostante sia martedì (e di venere e di marte, si sa,  non ci si sposa né si parte, né si dà principio all'arte), e nonostante non ci fosse nemmeno il sole, oggi avevo più voglia di scrollare via questa pigrizia/malinconia in cui mi cullo senza fare nulla.

Forse è la prospettiva, per quanto incerta e lontana, di poter fare la répetritrice, forse è il pensiero dei tre giorni che mi aspettano in Ticino, da C., a rovinarmi per il Carnevale, forse è perché questa settimana porterà nuovi erasmus, e la prossima l'inizio dei corsi, e la pigrizia, volente o nolente, me la dovrò scrollare di dosso comunque.

E forse, chissà, del tutto inaspettatamente è anche merito di S. Valentino.
Non ho mai provato simpatia per la festa dei cuoricini rosa: è festa inutile, overrated, abusata, consumistica. Falsa. (Ragazzi, S. Valentino, è una festa di merda... si può dire? È una festa inutile. ...Non è una festa per gli innamorati, non è una festa per i single... fondamentalmente ti fa sentire uno sfigato, cit. Willwoosh) 

Tutto vero, io personalmente non l'ho mai festeggiata (l'unica volta che mi avevano regalato dei cioccolatini, li ho fatti scadere, chissà poi perché), però... però, sarà che invecchio, ma comincio a pensare che ogni scusa sia buona per festeggiare, per mangiare cioccolata, per farsi gli auguri, per scherzare, per ridere insieme, per mandarsi cuoricini/minoriditre e dirsi "ti voglio bene". Cioè, io festeggio S. Patrizio anche se non sono irlandese (e, tacciatemi di blasfemia, pure Natale e Pasqua. Ok, lì la cosa è un po' diversa, ma ci siamo capiti).

O forse è soltanto perché me ne ero dimenticata del tutto. E quando sono uscita, ho letto per caso, passando di fianco a una panetteria: "aujourd'hui c'est la S. Valentin! N'oubliez pas votre coeur... sablé!"

Sarà stata l'idea di fare dei dolci apposti per una festa alla fine non "comandata", ma mi ha messo di buon umore. E, una volta di buonumore, ho continuato ad essere allegra: per i cuoricini rossi appesi in giro, per la metro (questa ve l'avevo già spoilerata nel titolo) che inframmezzava al solito Destination: Lausanne Flon / Renens Gare un bel grassoccio Saint Valentin. E poi la pagina di Google di oggi, il Valentine dilemma di XKCD, o Cheer Up Emo Kid che, rievocato neanche una settimana fa, risorge per l'occasione con una vignetta dopo mesi e mesi di silenzio.

Non ho nessuno con cui festeggiare la festa degli innamorati, e (paradossalmente?) non m'importa. E poi, ho trovato tutte queste piccole cose così carine (senilità?), che mi sono sentita contenta anche io (non come tutti quei single inaciditi che fingono indifferenza e fastidio, mentre in realtà vorrebbero solo essere ricoperti di rose rosse. Diffidate delle imitazioni, quelli sono aromantici solo a metà) (quelli sono da Desperation Day, Barney sì che ne sa).

Quindi, per gli ultimi cinque minuti che ci restano di questo 14 Febbraio 2012 (anche meno): buon S. Valentino a tutti (qualcun'altra direbbe: I know you love me. XOXO), perché scrivere le mie paranoie mi fa stare bene, ma mi fa stare ancora meglio vedere che mi leggete.

Più cuori per tutti (ma resto aromantica, non crediate).

*

PS: per la cronaca, altro sosia avvistato. Venerdì sera, mentre tornavo a casa con la mia ultima metro, e fingevo di essere presissima da Euripide: teatro e società (in realtà fissavo il vuoto tormentandomi i capelli), mi sento osservata (e derisa) da qualcuno sull'altra metro, che è ferma sull'altro binario. Voi darete la colpa all'alcool e alle serate Erasmus, ma giuro che avevo bevuto solo una birra, e che sull'altra metro, insieme a un amico, c'era Sam Bocca-da-Trota di Glee.

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