giovedì 20 dicembre 2012

XOXO, Gossip Girl

Ebbene sì, guardo Gossip Girl. (O meglio, guardavo Gossip Girl,è stata trasmessa l'ultima puntata, la 6x10, e se dio vuole questo scempio della logica è giunto al termine). Ma, come dice il marito traditore sorpreso dalla moglie in pose compromettenti con la giovane segretaria "non è come sembra, posso spiegare".

Come ogni scusa che si rispetti, comincerò con: ero giovane e ingenua (tre anni fa, n.d.r.), e mi annoiavo. Sapevo della serie, delle mie amiche la guardavano, allora perché no? Era trash a sufficienza da soddisfare il lato da casalinga di Voghera che alberga in tutte noi. C'erano un sacco di bellissimi vestiti. I personaggi erano giovani ricchi e viziati, la cosa positiva era che non si fingevano brave persone, e non c'erano (finti) buoni sentimenti come altrove. No, loro erano belli, ricchi e stronzi, ricattatori e manipolatori. Come in ogni telefilm per adolescenti che si rispetti, andavano a scuola come passatempo, per il resto erano occupati nella routine del bel mondo, andando a feste troppo cool per essere vere nella vita vera (almeno una ad episodio, con conseguente sfoggio di abiti che neanche la notte degli Oscar), odiandosi e amandosi a fasi alterne (talvolta contemporaneamente), ma soprattutto facendosi spiare da una blogger misteriosa che, grazie a soffiate di gente psicopatica (che di psicopatici è pieno il mondo, figuriamoci l'Upper East Side), li teneva continuamente sotto controllo, criticando e rovinando loro la vita almeno cento volte a puntata.

Era stupido e insensato, ma divertente. Lo guardavo con le mie amiche, ne ridevamo, ed era un po' come tornare gggiovani, a guardare questi telefilm pensati per i gggiovani (poi non lamentatevi se a quattordici anni le ragazzine vogliono mettersi in taccazzi e miniabiti per andare a ubriacarsi e cercare di perdere la propria verginità in limousine - che di quella scena parlano sempre tutti sulla riga del "omiodddioooo che cosa romantica", ma, seriamente: che schifo).

... dando il via ad aberrazioni riassunte brillantemente dal geniale creatore delle photo recap più divertenti di sempre.
http://nowhitenoise.com//2011/12/gossip-girl-1-07-victor-victrola-photo-recap-fun-with-dick-and-jenny
Comunque, al di là del classico nonsenso, la storia è diventata presto sempre più assurda, fino a diventare esilarante proprio per questo.
In principio erano così:
1) la biondazza gambalunga, la strafiga che all'inizio sembra pure quella buona, ma in realtà è solo perché si innamora (e sempre perdutamente, eh) di chiunque la guardi negli occhi per più di cinque secondi. Millanta un passato problematico e che nessuno la capisce, ma in realta il suo problema è che è troppo ricca.
2) l'immancabile amica della bionda, che ovviamente deve essere mora/castana. La cosa fica è che di solito l'amica mora/castana è un po' sfigata, mentre lei è quella che: haven't you heard? I'm the crazy bitch around here. Finge anche lei di essere problematica (il ragazzo con cui sta da anni non vuole concedersi, ma si è già concesso alla biondazza ubriaca), ha problemi di bulimia in una puntata, che poi vengono comodamente dimenticati, decide di sconvolgere i benpensanti lasciando il suo ragazzo e andando con il suo migliore amico subito dopo. Cose che succedono.
3) il ragazzobello, quello che sta con la mora ma fa cose con la bionda (ma poi anche con la mora, ma poi ancora con la bionda). All'inizio è il preferito di tutte quelle che guardano la serie, poi ci si rende conto che è un po' stupido, povero caro. Non si può avere tutto dalla vita.
4) quello ricco, stronzo, pericoloso (solo io mi ricordo con inquietudine che nelle prime puntate metteva le mani addosso a Serena e a Jenny?). Ovviamente diventerà l'eroe, anche se si veste in modo imbarazzante.
5) l'outsider: il ragazzo povero (povero per gli standard, è comunque più ricco di me e voi messi insieme) che vorrebbe tanto uscire con la biondazza (ci riesce! ci sta anche insieme, alla biondazza, è tipo la sua storia più duratura, chi l'avrebbe mai detto)
6) la sorella dell'outsider, o wannabe, che ci prova con tutta se stessa a uniformarsi, combina solo casini, e ciclicamente se ne pente andando dal padre a piangere dicendo che "sarò brava! cucirò vestitiiii", perché ovviamente il suo sogno è fare la stilista.
Non è difficile immaginare che il vero figo, almeno nella prima serie, è l'unico uomo con la barba, ovvero il padre dell'outsider e della wannabe, detto anche camicia di flanella & waffles. Il quale, uomo altrove sposato, se la fa con la mamma della biondazza. Che è bionda anche lei, ovviamente.

I vari personaggi che si avvicendano sempre più caoticamente sulla scena (l'amica dell'outsider, la dura e pura "io non sono come questi corrotti consumisti" che si ripassa tutti i maschi del cast e poi sparisce nel nulla; il fratello della biondazza, che era l'unico simpatico; vari figli, mezzi figli, figli adottati; madri che forse hanno lasciato orfano il figlio, ma forse no, e forse non sono mai esistite; padri che risorgono; tanti, tantissimi ex; gente che si finge altra gente che si finge altra gente; gente mandata in galera; figli di ambasciatori che spacciano (i figli, spacciano, mica gli ambasciatori); principi; francesi dagli accenti ridicoli; francesi (donne) dal taglio degli occhi in giù; cliché) sono sopportabili solo in due casi: 1) trovate esilarante il caos senza senso; 2) vi dimenticate le cose con una puntata con l'altra (in tal caso, siete pronti per il Grande Fratello di Orwell). Perché, davvero, ci sono tante, tantissime cose senza senso. Che si sono trascinate per SEI. LUNGHE. STAGIONI.

Notare la sostituzione della bionda wannabe con un'altra

1) La biondazza continua a passare da un'amore pessèmpre all'altro. Va a finire che si mette col suo Primo (si fa per dire) Grande Amore, l'outsider della prima serie, quella che era stata anche la sua storia più lunga. Ma che, davero? Tutti sti giri, e alla fine di nuovo con lui?
2) La mora alterna attacchi di gelosia a folle passione per la bionda (in amicizia, eh. Ho letto in giro che i libri - sì, ci sono libri su ste cose - presentano la relazione tra le due come ambigua. In effetti, questo spiegherebbe le scenate e il bisogno di possesso), si ripassa anche lei un po' di gente, sempre però facendo finta di niente, e in realtà morendo dietro a quello che si vestiva male, e che è sempre più ricco e parla con voce sempre più da maniaco. Nel frattempo, ha smesso di essere una crazy bitch, per inseguire il sogno più liberatorio evah: sposarsi. E figliare. (Nell'ultima serie le fanno fare la stilista, ma è chiaro che non ci crede nessuno). Si sposa prima col principe, poi col Vero Amore Con La Voce Da Maniaco.
3) Quello bello viene usato brutalmente dalle donne, ogni new entry del cast finirà prima o poi a letto con lui, soprattutto se è over 40. O, come nell'ultima serie, under 18. Nel finale è un uomo importante e affermato (non coniugato, grazie a dio, c'è speranza per tutte) e sembra che si candiderà come sindaco di New York. Lui, che sa solo giocare a lacrosse. (Risate)
4) Chuck Bass risolve tutti i suoi conflitti edipici rinunciando a capirci qualcosa sulla madre (è morta? è viva? Lo vuole vedere? Non lo vuole vedere? è quella signora che stava con Nate?), e lasciando morire il padre, che dopo essersi mostrato cattivissimo si trova appeso a una balaustra su un grattacielo. Lui è lì, non lo aiuta, lo guarda ansimando (tipo Luke/Darth Vader, però al contrario), poi lo lascia cadere. E dice "eh, non mi sento colpevole. Però lo sono". La moralità 2.0.
I vari personaggi che erano spariti tornano tutti in silenziosi quanto confusionari cammei alla rivelazione che Gossip Girl, la blogger misteriosa che rovina da anni la vita ai nostri, è...
5) L'outsider. Ora, dato che io mi fregio sì di appartenere a quelli che amano GG perché amano il caos senza senso, ma temo in realtà che mi stiano facendo il lavaggio del cervello spingendomi ad accettare ogni cosa mi propinino, quasi quasi mi lascio convincere. Ma dopo sei stagioni dove, palesemente, non si aveva idea di chi fosse GG perché neanche gli sceneggiatori ce l'avevano, non posso lasciarmi infinocchiare. Non Dan! Va bene, ce lo aspettavamo tutti dalle ultime puntate, soprattutto da quel "ho un piano, l'ho sempre avuto", che personalmente ho trovato inquietantissimo. Ma gli sceneggiatori ci credono, tanto da costruirci sopra un finale dove tutti sono contenti: tutti, quei due che si sposano così lei non potrà testimoniare contro di lui a proposito della morte del padre; genitori che vedono felici i figli non combinare nulla nella vita; la wannabe che torna per fare la portaborse; l'uomo con la barba che diventa sbarbato per stare con la donna bionda  e ricca, viene mollato, e alla fine lo vediamo sì baciare a stampo la bionda, ma stare con un'altra (e gli occhiali, mio dio, gli occhiali!); la coppia della prima serie che dopo essersi fatta di tutto nelle stagioni intermedie, si sposa (in casa) nell'ultima; governanti polacche che parlano con accenti ridicoli, e via di questo passo.

It makes no SANSA.

Comunque, grazie per le photo recap (le trovate qui). Io mi ricorderò le risate, l'essermi beccata un "a-romantica!" per aver riso sguaiatamente su una scena drammatica, l'assurdità crescente. Un po' mi mancherà.

lunedì 10 dicembre 2012

La robba (& roba sparsa)

Sabato sera non mi arrivavano più messaggi sul telefono (il che può essere un problema se si sta decidendo di cambiare posto dove andare mentre si è già per strada, e lo si vuole comunicare all'altra macchina). Memoria in esaurimento, ho provato a cancellarne un po', poi, stufa marcia, li ho eliminati. TUTTI.

Ora, io, essendo notoriamente troppo affezionata alle cose, conservavo messaggi preistorici. Solo perché erano belli, o mi ricordavano un momento importante, o erano stati mandati da una persona a cui volevo bene (c'era questa abitudine quando avevo cominciato ad andare alle superiori, che le ragazze, ancora confuse dal passaggio diario segreto/sms inviati istericamente, e limitate dal ridotto spazio di memoria delle schede, si segnavano su un quadernino quelli più belli. Io non l'ho mai fatto. Sì, lo so, sono fredda, vedere post precedente).

Non l'ho mai fatto, però cancellare certi messaggi è sempre un po' una sofferenza (sono una falsa fredda? Una Reykjavik che subisce gli effetti del riscaldamento globale?), anche se so che razionalmente non ha alcun senso: non mi metto mica a rileggerli, ormai  non ho più l'età per certe cose. Ho praticamente interiorizzato tutte le perle di saggezza che mi sono state donate nel corso di tutti questi anni di scemenza, e che uso come filosofia spicciola nei momenti del bisogno.

C'erano anche i messaggi arrivati sul numero svizzero e salvati sul telefono, appuntamenti alla cafèt e alla metro, numeri di appartamenti, flirtosità e inviti a cena. Anche questi mi spiaceva perderli (vabbè, mica tutti, solo alcuni), ma anche questi ormai fanno parte del passato (sigh. Tra l'altro, un numero spropositato di persone mi ha chiesto, ultimamente: "ma allora adesso non torni più? Stai qui in pianta stabile?", ma secondo te?!). E non vuol dire che me ne dimenticherò.

Insomma, sono libera e felice come una farfalla, ora. Pronta a riaccumulare avidamente messaggi per i prossimi due anni, neanche mi chiamassi Mastro Don Gesualdo e volessi sempre più robba.


Trovata su iwastesomuchtime.com


La scorsa settimana ho visto i nanotèc (e Morgane), mi sono ammalata, sono guarita, si è laureato il primo amico dell'uni, sono arrivati i biglietti dei Muse (, li ho presi), ha nevicato, ho cucinato e mangiato un sacco, ho risposto in modo pungente a domande noiose, ho visto una mostra e ho bevuto la prima cioccolata della stagione. Fastidi: gente che non usa gli articoli (ma quanti siete?!).

Questa settimana devo scrivere un sacco per la tesi, parlare col relatore, fare lezione di latino intensivo a M. che già panica per il suo esame, pensare alla lezione di stasera e ai regali che qualcuno si aspetta (fra due settimane è Natale e non sembra, ma ho già ricevuto un invito per una serata prenatalizia). Questa settimana (oggi!) torna anche A. dai successi oltreoceano, ho un pranzo in sospeso con un'amica e una lettera da spedire.

PS: Ho appena visto una foto di Meera Reed sul set di Game of Thrones. Senza lancia (il primo fan si è già lamentato). Non per dire, eh, ma la mia Meera  la lancia ce l'aveva.

Per fortuna c'è un nuovo rito del lunedì (a lunedì alterni), con cui perdere un po' di tempo subito a inizio settimana.
Colonna sonora (you could have been number one, and you could have ruled the whole world, and we could have had so much fun, but you blew it away).

Aggiornamento (che poi la devo smettere con sta cosa di aggiornare il post dopo un paio d'ore solo perché mi sono venute in mente altre cose)
Questo blog è disabitato. Cioè, ci scrivo io, lo leggono in due, e a me va anche bene così. Però nei miei giri e rigiri di cazzeggio, oltre ad aver scoperto blog che mi piacciono, ne ho trovati anche molti, troppi, inutili. E brutti. E noiosi. E banali. E se tutti questi blog inutili, brutti, noiosi e banali (i.b.n.&b.) hanno  ventimila commenti per la serie "ooooooh ma come scrivi bene!", beh, penso che qualche complimento se lo meriti anche il mio. Così ne ho approfittato, seguo su Bloglovin una manciata dei blog che spulcio più di frequente, e aggiungo anche il mio: Follow my blog with Bloglovin

martedì 4 dicembre 2012

Deliri da febbre: ingegneri e Reykjavik

(Avviso ai naviganti. In questo post ci sono un po' di cose sparse, il senso logico non è richiesto né previsto, abbiate pazienza).

Mentre stanotte rabbrividivo alternativamente di freddo e di caldo, pensando che "sì, forse ho un po' di febbre" (39, come da migliore tradizione), mi è venuto in mente di quando mi dicevano che "la febbre ti fa diventare più alta". Ah-ha. BALLE. A fatica ho raggiunto un'altezza a stento dignitosa, e mi stupisco ancora quando mi rendo conto che ci sono ragazze più basse di me. Ho amiche più basse di me, ed è stranissimo rendersi conto di essere la più alta o quasi del gruppo quando sei sempre stata abituata ad essere quella bassa. Poi di norma le mie amiche (e i miei amici) sono tutti più alti (e molto più alti) di me, quindi il problema non si pone.

Ieri ero a Torino, ho rivisto i miei vicini di casa del primo semestre, gli i.i. alias nanotèc, insieme alla mia voisine/petit soeur, che mi dice che nel mio studiò ora vive un surfer australiano biondo. Eh, son cose.

Ieri era una giornata bellissima, invernale ma con il cielo pulito e tantissima luce. Un lunedì di vacanza, insomma. Ed è stato strano ritrovarmi in un contesto completamente diverso con quelle persone con cui condividevo pranzi e cene e spese dell'ultimo minuto, e il "te lo ricordi, quando ci siamo incontrati alla metro, e ti abbiamo parlato in francese?", e la voisine che mi dice che è merito mio se lei e il marchigiano stanno insieme, perché li avevo portati con me al party di Thanksgiving l'anno scorso (dove io avevo incontrato il belga, tra l'altro. Beh, non può andare bene per tutti). Suddetto marchigiano che mi fa fare il tour della città tenendo sulla spalla il completo con cui si cambierà prima dell'ennesima proclamazione di laurea. Il caro vicino che ci segue trascinando il trolley ("Dentro ho il completo, un sacco a pelo, della roba sporca. No ma non si sarà spiegazzato, eh"). "E tu cosa stai facendo adesso?" "La risposta breve è che sono in vacanza" "E quella lunga?" "Che mi sto muovendo per fare domande per un dottorato" "Ah, quindi sei in vacanza". "Sei andata a votare alle primarie?" "Certo! E tu?" "No, alla fine no. E chi hai votato? Aspetta... sisi, avrai votato la Puppato" Sì! Ma come hai fatto ad indovinare?" "No, davvero?! Cioè, uno dei tre voti era il tuo?! Comunque era troppo facile, tu sei fissata con le donne al potere".

Mi sono trovata per l'ennesima volta circondata da Politecnici ("ah, e così sei una sua amica. Fai anche tu ingegneria?" "No. Faccio Lettere. Classiche" "...ah" "Ci siamo conosciuti a Losanna l'anno scorso, eravamo vicini" "...ah. Ma, uhm, sei dell'Università di Torino?" "No, della Statale a Milano" "..." "..." "... no, comunque parli bene francese!" (e cosa c'entra??!)), ho provato a spiegare la mia tesi per l'ennesima volta ai non addetti ai lavori (troppo faticoso), ho obbligato il marchigiano a farsi fare le foto con la voisine, ho partecipato io stessa alle foto di gruppo ("Tutti insieme! Come una famiglia!"), e ho fatto la nerd ("ah, eri anche tu a Lucca! Pure io!"). Ho anche pensato di fare la escort per le feste di laurea degli ingegneri (quelli che la nonna li tormenta con "ma allora hai trovato una ragazza?". In fondo ho una faccia pulita, so fare conversazione e fingere interesse e conoscenze che non ho. Alle nonne e agli zii dovrebbe bastare), se non che ho scoperto che ci sono anche delle ingegnere donne e molto carine - e che non tutti gli ingegneri sono orrendi. Peccato, era un mercato interessante.

"Figlia, ma io ti mando a queste cose così poi tu ti trovi un bravo ingegnere... e tu mi dici che non ne hai incontrato manco uno?" "Manco uno che andasse bene".
Anche perché poi mi sono resa conto che in treno, all'andata, mi si era seduto di fronte uno con la classica faccia da ingegnere. Che ha anche tentato un approccio piuttosto banale ("Scusa, la prossima fermata è Novara?" "BBOOOOH!"), e ripensandoci mi è dispiaciuto, ma io stavo ascoltando la mia musica e non volevo essere disturbata. Se preferisci canticchiare fra te e farti i fatti tuoi piuttosto che chiacchierare con un'altra persona, vuol dire che il tizio in questione non ne vale la pena, no? Oppure che sei sociopatica.
Ed ero anche immersa nella lettura, avevo comprato Velvet (perché costava solo 1 euro. E io adoro fare viaggi in treno con una rivista patinata in mano, o un libro nella borsa, o un giornale sottobraccio). Una lettura inutile, davvero, ma con un articolo illuminante.

Io sono una Reykjavik.

Mi è stato detto più volte, e da più persone, che sono fredda. Che inizialmente io, cresciuta con un'educazione calvino-stalinista con influenze giapponesi, pensavo fosse un complimento. E invece no. Dunque, sono a-romantica, si è detto, e pure fredda. Mentre evidentemente dovrei essere sentimentale e pronta a sciogliermi in lacrime ad ogni occasione, peccato che questo se non sbaglio venga chiamato "isterismo", e nell'Ottocento lo curavano con dei proto-vibratori perché, si sa, le donne sono isteriche e l'unica cosa che le può far stare bene è quella cosa lì. Scusate, ma non ne sono convinta.

Comunque, leggevo questo articolo di Velvet dal promettente titolo: Single per scelta (originale, nevvero?). C'è questa scrittrice americana di nome Tracy McMillan, che, forte di tre matrimoni e altrettanti divorzi, si è messa in testa di insegnarci dove sbagliamo nelle relazioni e come farci sposare (e tenerci l'uomo).
Con un approccio sinceramente un po' sorpassato, la Tracy elenca cinque categorie di donne "insposabili", ovvero: 1) le stronze; 2) le pazze (ricordate quanto si diceva dell'isterismo poco sopra? Ecco, appunto); 3) le facili ("la nostra scrittrice usa in realtà una parola molto più forte", scrive la giornalista di Velvet, Deborah Ameri, che cito solo per lodarne l'imbarazzo palpabile nel terminare la frase, è chiaro che non ci crede nemmeno lei: "... e lo fa appositamente per provocare"); 4) quelle che si odiano; 5) le egoiste.
Ora, così a prima vista, io potrei appartenere o alla categoria "quelle che si odiano" (l'adolescenza lascia sempre i suoi segni, no?), o delle "egoiste" ("Specialmente dopo anni di singletudine, si approcciano agli uomini con un comportamento che passa attraverso l'Io", e attraverso cosa, sennò? Il Tu, per passare subito alla categoria 2? Il Noi, per farlo scappare, e giustamente, programmando già al primo appuntamento la propria vita insieme? Altri pronomi personali meno inquietanti?).

Ma la vera sorpresa è che potrei invece appartenere al gruppo numero 1. Cito la nostra Deborah Ameri, che così riassume dalla Tracy: Paragoniamole a Reykjavik, capitale dell'Islanda ...(fico!) Destinazione interessante, per qualche giorno. Ma troppo fredda e inospitale per viverci (e infatti non ci vive nessuno. Mica si è appena detto che è una capitale?). "Se vi sentite superiori agli uomini (che esagerazione, solo ad alcuni... vabbè, solo a MOLTI, ma è oggettivamente vero), se siete arrabbiate con loro perché vi possono far soffrire (sono arrabbiata con quelli che mi HANNO fatto soffrire, perché non si meritavano tutta questa attenzione), se non piegate mai la loro biancheria (e perché mai dovrei farlo?), allora appartenete alla categoria (mi sa che celo). Potete essere sexy, intelligenti, dinamiche e interessanti, ma se non siete anche dolci e affettuose, nessuno vi sposerà mai (me ne farò una ragione)". Meno male che la giornalista commenta, con un ultimo sussulto di orgoglio: "Analisi lucida, ma un filo conservatrice". Un filo?? In confronto, la Lady Grantham di Maggie Smith è una hippy. E Charlotte, l'amica di Elizabeth che sposa Mr Collins perché "ormai ho 26 anni, sono già un peso per i miei" una suffragetta.

Altra illuminazione da treno (stavolta al ritorno, probabilmente motivata dalle letture così stimolanti per l'intelletto a cui mi sono dedicata ieri): Sono troppo vecchia per fare la lolita, troppo giovane per avere il toy boy.

E poi mi stupisco perché mi viene la febbre.

Ultima perla di saggezza del post (in seguito a delle foto pubblicate su Facebook, dove le mie amiche sono carinissime e io sembro quella scema del gruppo): una volta mi è stato detto sai? non sei per niente fotogenica. Uno dei migliori complimenti evah.

Aggiornamento #1 (4.12.2012 h 19.53)
Il carovicino si è beccato la febbre pure lui, e ipotizza ipocondriacamente una sorta di intossicazione dovuta al discutibile cino-giapponese dove abbiamo pranzato. La fine è vicina. Se non dovessi riprendermi mai più, addio, è stato bello, fate un pranzo a base di sushi per ricordarmi, ma, ve ne prego, non un all-you-can-eat. Trattatevi bene, per una volta.

Aggiornamento #2 (5.12.2012 h 21.09)
Il marchigiano, offeso profondamente dalle insinuazioni del carovicino, regala una perla di saggezza indicativa della sua positività nei confronti della vita: "il peggio deve sempre venire". Così, giusto per farvi capire il mood.

domenica 25 novembre 2012

"Lei si chiamava pulitica (dalle mie parti quando la fai prende la ‘u’)"

Io lo dico chiaramente. Non avevo nessuna intenzione di andare a votare per le primarie del PD. Che poi, mi sta pure un po' sulle scatole il PD, con questa sottospecie di coalizione che vuole piacere a tutti e finisce per non contentare nessuno. L'ultima volta non l'ho votato, il PD. Ho votato un partituncolo di sinistra, la sinistra dura-e-pura, sapendo che avrebbero avuto una percentuale ridicola (e sì, perché c'è più di un partituncolo di sinistra-dura-e-pura. D'altra parte l'Italia è NOTORIAMENTE un Paese a sinistra, non è mai difficile racimolare voti. BAZINGA).

Invece poi è emerso il mio senso di responsabilità civile. E sono andata, e ho votato (e portiamo un po' di aria fresca e una minigonna in queste sedi di partito vecchie, noiose e surriscaldate - no, seriamente, ma abbassare il riscaldamento no? Che ve la menate tanto con l'ambiente e poi inquinate e scialate in tutta tranquillità?), e ho pure versato l'obolo di due euro. E ho fatto quella che potrebbe essere una scelta scontata (questa cosa per cui se sei donna sei femminista, e se sei un medico donna finirai per diventare un'ostetrica, o almeno così dice il dr. Kelso).

E poi ho trovato questo video.


Ormai è tardi per fare propaganda di voto, e sinceramente non mi interessa neppure.

E non ti voto perché tu vinca, lo so benissimo che non vinci, Laura! Però so che dopo che sono finite le primarie, e il gioco delle figurine è finito... c'è un sacco di lavoro da fare.

domenica 18 novembre 2012

aMUSEd

Era il dicembre del 2006. Ero all'ultimo anno di Liceo, e andavo per la prima volta a un concerto in grande stile, un concerto serio, del mio gruppo preferito. I Muse. Era uscito da qualche mese Black Holes & Revelations, e già c'era chi storceva il naso, che "I Muse adesso sono troppo commerciali".

Io non sono una fan della prima ora, avevo quindici anni quando mi passarono Absolution. I Muse piacevano molto a quello che sarebbe diventato il mio (ex) migliore amico, io prima non li avevo mai  sentiti. Mi ricordo che avevo masterizzato il CD e che in effetti, come da pronostico, mi era piaciuto subito. Soprattutto l'Intro di batteria che esplodeva in Apocalypse Please. E Stockholm Syndrome e Butterflies & Hurricanes, oltre ovviamente a Time Is Running Out (che era anche l'unica canzone che conoscevano un po' tutti). Ma la mia preferita era (ed è) senza dubbio Hysteria (mi ricordo un fumetto fatto con S. un paio di anni dopo: Mettiu cantava "Give me your heart and your souuuul" in tono disperato e io e lei gli porgevamo i nostri: "Per te!" - sì, veri e propri deliri adolescenziali).


Showbiz e Origin of Symmetry li ho ascoltati dopo, e forse sarà per questo che non capisco (limite mio eh) quelli che dicono con spocchia "solo quelli erano i veri Muse" (perché, dopo sono stati sostituiti da cloni, tipo Paul Mc Cartney? Eppure ho controllato, il tipo sulla copertina di Absolution ha le scarpe, giuro!). Sono comunque due album straordinari, basti dire che in Showbiz c'è Unintended (che già da sola sarebbe bastata - è struggente senza averne l'aria e parla d'amore senza tirare in ballo il cuore. E invece no, c'è una track list che parte con Sunburn e Muscle Museum. E c'è Uno. E Showbiz, accidenti! Insomma, mi fermo qui), e che Origin of Symmetry si apre con New Born, Bliss e Space Dementia (e c'è Plug in Baby, e Feeling Good!). (Giusto per completare la critica: fra OOS e Absolution Mett & soci trovano il tempo di fare un terzo album, Hullabaloo, che è in assoluto quello che conosco peggio di tutti, e quindi non mi dilungherò a parlarne. In generale, comunque, per i primi tre album faccio più fatica a collegare il titolo alla canzone stessa, e per elencarli tutti con charme come ho appena fatto, me li sono ovviamente andati a riguardare su muse.mu).

Quando uscì Black Holes & Revelations ne imparai invece ogni singola canzone. C'era Supermassive Black Hole che non c'entrava una cippa col resto, io e i miei amici ascoltavamo il singolo e non si capiva perché avessero scritto una cosa del genere. A me, dopo lo sconcerto inziale, piaceva, soprattutto perché mi sono sempre divertita a disattendere le aspettative prevedibili della gente, e immaginavo che fosse lo stesso per il trio inglese. Di quell'album avevo adorato Starlight e Invincible al primo ascolto, erano così romantiche (ma non sdolcinate) e perfette da citare sulla Smemoranda ("Let's conspire to ignite all the cells that would die just to feel alive" e "And tonight we can truly say together we're invincible"). E poi Map of the Problematique, Exo-Politcs (ma anche Take a Bow), e City of Delusion. E Knights of Cydonia, la cavalcata tamarra e apocalittica da cantare a squarciagola con aria da sputasentenze ("Don't waste your time or time will waste you") e la rabbia giusta per cambiare il mondo ("You and I must fight for our rights, you and I must fight to survive"). Sì, vabbè, che volete, era il 2006, avevo diciotto anni ed era il mio primo concerto.

The Resistance uscì, almeno così mi pareva, SECOLI dopo. Ed era ridondante, sinfonico, drammatico, colto, pestato. Di The Resistance mi ricordo United States of Eurasia fatta uscire come singolo un minuto alla volta in una sorta di caccia al tesoro mondiale. E mi ricordo che le prime a piacermi erano state Uprising (la canticchiavo alla mia laurea, per darmi forza. Probabilmente sembravo una psicopatica: "They will not control us, we will be victorious") e Resistance. La traccia assurda era questa volta Undisclosed Desires, ma davvero assurda, per la serie "no questa non mi piacerà mai": dopo qualche ascolto, mi sorprendevo a sculettare sull'intro, e a canticchiarla sotto la doccia. E poi, MK Ultra, e I Belong To You ("verse-moi l'ivresse"). E Guiding Light, e Unnatural Selection. Insomma, tutto, compresa l'Exogenesis Symphony, che inizialmente trovavo troppo cervellotica (comunque, qui se volete piangere). Eppure nel 2010, nonostante venissero a Milano, avevo deciso di non andare al concerto ("ma no, è troppo caro! Dove sono i prezzi student-friendly? Col cavolo che gli dò tutti questi soldi!"). Ovviamente me ne sono amaramente pentita.

Ho dovuto aspettare altri tre anni, ma questa volta non avevo la minima intenzione di rinunciare al concerto, anche a costo di andarci da sola (eventualità che, mi sembra superfluo dirlo, non si è verificata). A Giugno c'era la possibilità per noi, eletti fan iscritti al sito, di acquistare biglietti in prevendita: eccerto che sfrutto la possibilità di accaparrarmi un posto! E tutto questo prima ancora di aver ascoltato l'ultimo album.

Yep, I was there, bitches. Tutte le foto sono state fatte con infinito amore e sapienza da S.

L'ultimo album, ovvero The 2nd Law, che come ormai tutti sanno non allude alle tavole di Mosè, regoledegliamici o perversioni strane, ma al secondo principio della termodinamica. In The 2nd Law le paranoie raggiungono alti livelli di isterismo (Animals), si riesumano ballads già sentite (Explorers) che però continuano a piacermi, e si istigano i detrattori al linciaggio. Si fa cantare Chris (Save me e Liquid state). Ce la si mena con l'inno delle Olimpiadi ("Yes, I'm gonna wiiiiin!"). Soprattutto, si cambia continuamente. L'overture di Supremacy, che è un'essenza di puri Muse (complottismi, rivolta, pare mentali). Madness, il singolo che ammicca alla dubstep, tipico loro nel suo essere totalmente atipico (ma aspettate la fine dell'album prima di parlare). Il funky di Panic Station, che al primo ascolto mi ha fatto dire "ma cos'è questa roba?!". E poi di nuovo un Prelude strumentale che è praticamente Chopin (ma se vogliamo parlare di tracce strumentali, parliamo dell'ultima, Isolated System). E così via fino all'assurda Unsustainable. Tipo che se me l'avessero fatta ascoltare ai tempi di Absolution non avrei mai e poi mai detto che era loro, probabilmente la me quindicenne avrebbe detto scandalizzata "ma è cooooosì elettronica!". Appunto, ragazzina, è bella per quello.

It's like some kind of madness was taking control

C'è chi sostiene che questo cambiare sia un male. I finto-indie, i poser che, benché pluriventenni, ragionano ancora come quattordicenni che si vestono solo di nero, leggono Sartre senza capirlo e si lamentano di essere gli unici depositari della verità, costoro, dicevo, li odiano per questo. Io egoisticamente e ignorantemente mi dico che a me piacciono, e mi piace che cambino e continuino a cambiare (restando però sempre gli stessi, con gli acuti di Mett, la sofferenza, le facce buffe di Dom, Chris al basso che sogghigna, le canzoni al piano, le manie di perseucizione, le paranoie, la perenne tamarraggine).



*

Comunque, tutto questo preambolo per dire che sì, venerdì 16 novembre ero a Bologna, sei anni dopo il mio primo concerto in grande stile, il primo concerto serio, del mio gruppo preferito. Ero con A., ovviamente (e S., e il loro altissimo amico Pol. Chissà com'è bello ai concerti non dover litigare per la tua porzione di ossigeno, e vedere il palco senza problemi). Inutile dirlo, è stato epico.


Esaltante e commovente e divertente. Scenografico. Coinvolgente (in più di un senso, spintonavo per mantenermi in vita ed avvicinarmi sempre di più al palco). Emozionante. Mettiu zarro come al solito ("che camicia orribile" "è una felpa"), Dom che alla fine appare in tutina aderente blu che sembrava pronto per impersonare un fermento lattico nella pubblicità degli yogurt, e Chris che forse era quello messo meglio, ma che ovviamente non si filava nessuno (povero caro. L'ho sempre preso in giro per essere "quello inutile", ma vedere come tutti seguivano Mettiu e nessuno se lo filava mi è dispiaciuto. Poi l'ho visto ridacchiare neanche tanto sotto i baffi (non è una metafora, purtroppo. Sembrava un narcotrafficante colombiano), e vendicarsi lanciando un'armonica sulla folla).

Che non si dica che ho trascurato il Poverocris. Ecco una foto tutta per lui! (ahah)
(Che poi, è anche abbastanza buffo come ormai i tre siano diventati parte del mio mondo: Mettiu, il Poverocris, Dom con le sue facce buffe e i pantaloni troppo stretti).

Mettiu al piano. Un pianoforte a coda tamarro, con varie lucine che si illuminavano mentre suonava.
Un po' tipo il basso a led di Chris (i bassi a led)
Aprono con Unsustainable, come speravo. E poi continuano alternando le canzoni dell'ultimo album alle altre (Supremacy, e poi Hysteria, Resistance, Supermassive Black Hole), Animals (mio dio che inquietudine il video (sì, nota di redazione, c'era una piramide, inizialmente rovesciata, sospesa sul palco, su cui scorrevano video, immagini, e riprese del concerto)), Explorers e Falling Down e Time Is Running Out (ruggito della folla). E poi ancora Liquid State e Madness (con lo sguardo ammiccante di Mett al di là degli occhiali enormi con il testo sulle lenti), e Follow me che quasi mi commuove ("Follow me, you can trust in me, I will always protect you": se proprio Mettiu doveva riprodursi, meglio che canti questo al figlio, piuttosto che "Paranoia is in bloom". Almeno come ninna nanna). E Undisclosed Desires. E poi vecchie perle come Plug In Baby e New Born. Io che su Uprising mi ricordo della mia laurea e sono piena di voglia di fare e di cambiare e di essere migliore in tutto. La corsa infinita di Isolated System e quella tutta da cantare di Knights of Cydonia. E Starlight, e la chiusa con Survival (e geyser che esplodono a destra e sinistra).


Scrivo di domenica, perché ieri ero troppo esaltata per comporre frasi di senso compiuto. Insomma, sono tornata ggiovane, una ragazzina che si esalta per il suo gruppo preferito (e che si ritrova ad aspettare che i tre escano dall'albergo. Giuro, io, A. e S. non volevamo, non sapevamo. Poi siamo passate di lì, se non ci fossimo fermate l'avrei rimpianto per sempre. Certo che, Chris sei sposato e con prole numerosa e non mi piaci, Mettiu eri il mio grande amore ma ora hai un figlio pure te, Dom, mi resti solo tu, ti prèèègo spòòòsami!)


Ora devo solo convincere i miei che non sto scrivendo la tesi e non mi laureerò in tempo, ma che mi piacerebbe taaaanto avere i loro soldi per poter andare al concerto a Torino a Giugno.

giovedì 8 novembre 2012

La Prova Costume

Ho scoperto che la vera Prova Costume non è né a Giugno né ad Agosto, ma a inizio Novembre.
Altro che dramma delle cosce grosse o dei rotolini di ciccia sui fianchi, di interrogativi sull'intero sgambato, il bikini ridottissimo o quell'abominio che è la sua mutazione transgenica, il trikini.

Perché il problema è quando il costume non è ancora cucito, quando non si capisce come attaccare le maniche, quando la stoffa del mantello non basta (e quindi bisogna fare una sorta di patchwork con quel che si ha), quando, soprattutto, la macchina da cucire (che tu non sai usare) si blocca continuamente. Per fortuna che c'è La Madre a dare una mano.

La vera Prova Costume, poi, è per tutti quelli che girano a torso nudo, per quelle che vogliono fare le slutty-qualcosa (perché per fare la slut devi avere anche il fisico, è inutile), o semplicemente tentano di assomigliare a un disegno.

Sì, sto parlando del Lucca Comics.

Arrivi tardi, mi dirà qualcuno. Lo so, come pure so di essere una nerd imperfetta - e in quanto tale, mi è anche concesso di non essere mai andata a Lucca prima, no?!

Comunque, domenica mi sono divertita tantissimo.
La sera prima ero addirittura emozionata, un po' come da bambina la notte prima di Natale o quella prima di partire per il mare. Quindi, per l'ennesima volta, grazie A. Per essere mie amica, per le fissazioni comuni, per spiegarmi i cosplayer dei manga che non capisco (quasi tutti). E per intrecciarmi i capelli.

Arrivo in Centrale prima dell'alba e già mascherata, il mantello che svolazza e gli stivali che rimbombano, cominciando a canticchiare tum tum, tututum tum, tututuuuum (poi continuerò per tutta la giornata). A Lucca dovrebbe piovere e invece si trattiene, ci fanno foto e io mi sento fichissima, addirittura c'è gente che ci riconosce (cosa non così scontata, noi non siamo mica mainstream), mentre altra confonde A. per una Tully e a me viene detto più volte "Ma He, c'hai il mantello della LaHoste?" ma anche "e He ce fai Hon Huella forHetta?!". Un'anziana coppietta inglese ci chiede perplessa cosa succede, dei locali dall'aria grossa e cattiva ci offrono gentilmente delle caldarroste ("e se c'è su la droga dello stupro?" "troppo tardi, l'ho già mangiata"), io mi convinco una volta di più che devo avere qualche problema perché trovo tutti (o quasi) gli uomini con capelli lunghi/barba decisamente più affascinanti degli altri. Discutiamo con E.&L. dell'opportunità di avere figli a cui imporremo sin da piccoli di mascherarsi (facendoli diventare probabilmente dei perfetti ingegneri con l'amore per i gilet a rombi e i piedi per terra).

Baby Naruto
Un anno fa io e A. avevamo deciso di andare a Lucca insieme nel 2012. Io uscivo dalla lettura di Fullmetal Alchemist, l'idea era di fare Riza e Olivier.

Poi passammo (o meglio, ritornammo) al fantasy medievaleggiante. Era estate, faceva un caldo assurdo, io portavo in giro Emilie a fare la turista per Milano, e mentre lei si esaltava per i negozi, A. dice: "Potremmo fare due personaggi di GoT per Lucca. Mi piacerebbe fare Lyanna" "Bell'idea! Io allora farò Meera Reed", soprattutto perché mi sembrava di avere il physique du role (bassina, pallida, capelli castani e lunghi - non li ho tagliati apposta! -, occhi verdi, piatta. E, in fondo, riesco ancora a farmi passare per ragazzina), e perché credevo che il costume sarebbe stato rapido e veloce da fare. Ma ceeerrrrto! Perché ovviamente il costume sarebbe stato facile da fare, se fossi stata capace di cucire. Ho sbagliato tutto nella vita, dov'ero quando il Buon Dio distribuiva le abilità pratiche?

Sono tornata a casa dopo mezzanotte, con le lenti che mi graffiavano gli occhi, stanca morta (in macchina continuavo ad addormentarmi nonostante lottassi per restare sveglia), canticchiandomi in testa il solito tum tum, tututum tum, tututuuuum, sognando di andare in giro con un mantello anche nella vita vera.

Ieri le mie amiche di uni mi hanno dato della nerd (capitemi, la mia foto profilo su Facebook è stata prontamente sostituita con una nuova: me/Meera sul Trono di Spade!) senza speranza. Probabilmente non era un complimento, ma lo prenderò come tale.

Ladies of North


domenica 28 ottobre 2012

Punti di vista

Θαυμάσια που τρέχει ο ουρανός, αν κρίνεις απ'τα σύννεφα


(Il cielo corre in modo stupendo, se giudichi dalle nuvole)
Odysseas Elytis

*

Ho sempre avuto un rapporto complicato con la poesia. Spesso non la capisco, spesso non mi appassiona. Non mi esalto per la geometrica rispondenza dei sonetti, e, a dirla tutta, preferisco la prosa lirica. Solo a volte mi commuove, solo a volte mi ispira. A volte un singolo verso mi resta dentro, confondendosi con il testo di una canzone (la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude è sono riusciti a cambiarci, ci sono riusciti, lo sai), o galleggiando tra domande e sensazioni diverse a seconda dell'umore e della luce (verrà la morte e avrà i tuoi occhi, ma è la morte che, quando arriverà, si prenderà anche i tuoi occhi, come la cose più bella e preziosa e pura e viva e innamorata, oppure è il suo sguardo che, quando la morte finalmente mi guarderà in volto, riconoscerò come il tuo?).

Di certo non la scrivo, non ne sono capace. Raramente la leggo (un libro di poesie intero non mi tenterà mai, meglio a piccole dosi possibilmente casuali).

Per questo, quando mi capita di leggerne per caso, e di rimanerne colpita, e magari è un singolo verso che ti colpisce testa e cuore e dipinge mondi e domande e orizzonti e improvvise rivelazione... per questo ci penso, ci ripenso, se è il caso la traduco e ritraduco. E poi ne voglio parlare.

*

Così è chiaro che, qui, è solo questione di punti di vista. Che non diresti mai che è il cielo a correre, ma perché non hai mai fatto delle nuvole il termine di paragone.

E che quando ti sembra che tutto sia immobile, forse hai dimenticato di guardare nel modo giusto (o meglio: che c'è un altro modo di guardare), come in quelle figure dove i due profili neri che si toccano nascondono un vaso bianco.

Nessuna sconfitta è totale, non c'è male che non nasconda del bene.
And if you can't laugh, then smile.



sabato 20 ottobre 2012

Will you still need me, will you still feed me, when I'm 24?

Dopo essere sopravvissuta alla maledizione dei Blink (a ventitré anni, non piaci a nessuno), è tempo di affrontare la grande domanda beatlesiana (avrai ancora bisogno di me, ma soprattutto mi darai ancora a magnà), anticipandola di una quarantina d'anni. (Per citare Guia: "sono sempre stata precoce, nella mia senilità").

*

Qui per un'ulteriore canzone a tema.

*

Probabilmente la risposta alla beatlesiana domanda non è "aw :3", ma "impara a farti la tua frittata da solo".


lunedì 15 ottobre 2012

Perché leggere "L'isola di Arturo"

Come fui sul sedile accanto a Silvestro, nascosi il volto sul braccio, contro lo schienale. E dissi a Silvestro: - Senti. Non mi va di vedere Procida mentre s'allontana, e si confonde, diventa come una cosa grigia... Preferisco fingere che non sia esistita. Perciò, fino al momento che non se ne vede più niente, sarà meglio ch'io non guardi là. Tu avvisami, a quel momento.
E rimasi col viso sul braccio, quasi in un malore senza nessun pensiero, finché Silvestro mi scosse con delicatezza, e mi disse: - Arturo, su, puoi svegliarti.
Intorno alla nostra nave, la marina era tutta uniforme, sconfinata come un oceano. L'isola non si vedeva più.

Elsa Morante, L'isola di Arturo

*

Soltanto per questo.

*

Davvero, nonostante mi senta un po' blasfema a dirlo: a me L'isola di Arturo non è piaciuto. La trama riesce a essere ad un tempo irreale e banale, i personaggi sono tutti antipatici, e la narrazione (dato che è fatta in prima persona dall'esaltato ex adolescente protagonista) è turbata da troppi puntini di sospensione e troppi punti esclamativi.

Però  la conclusione, quella sì. Quella salva tutto, e, per quella, ne vale la pena.



martedì 9 ottobre 2012

I am Merida, and I'll be shooting for my own hand

Oggi, finalmente, parliamo dell'ultima principessa Disney sfornata (per ora) da quei bravi ragazzi della Pixar (che continuano a fare cartoni animati per le ex bambine degli anni 80).

Signore e signori, ecco a voi: Ribelle (per una volta un titolo tradotto migliore dell'originale, che come tutti sappiamo è The Brave. Alla Disney italiana devono avere una visione molto ottocentesca e romantica del coraggio).

Ed ecco a voi anche la prima, sconvolgente verità:

Merida è una principessa anomala.


No, non perché fa la "ribelle", sbuffa contro sua madre, non si vuole sposare secondo le tradizioni, tira con l'arco, ed è rossa anziché bionda. Tutte le Principesse Disney erano un po' ribelli (l'ultima: Rapunzel che esce dalla torre), contestavano l'autorità genitoriale (Ariel, per esempio, che aveva pure i capelli rossi: era il 1989, tuttavia, e i capelli erano davvero rossi tipo pomodori troppo maturi, non arancioni come natura vuole), rifiutavano i matrimoni combinati (persino quella selvaggia di Pocahontas!), e facevano i maschiacci (un nome per tutti: Mulan).

Merida è bruttina.

"Come sarebbe a dire, bruttina?"

Bruttina per gli standard delle Principesse Disney, badate bene: ha ovviamente una pelle d'avorio, e i suoi capelli ricci e rossi sono quanto di più bello potrei sognare di avere; ha gli occhi azzurri e un vitino da fare invidia a Rossella O'Hara.

Il nasino, però, è molto piccolo nel viso tondo, e praticamente non ha mento. Soprattutto, non ha il fisico da pin up che persino quella che sapeva leggere (Belle) sfoderava: resta una bambina, anzi, una ragazzina in piena pre adolescenza, come le litigate con la madre sulla riga del tu non mi capisciiii dimostrano.

E io la adoro per questo.

Al mondo risulta peraltro inconcepibile che la nuova Principessa Disney sia di una bellezza fuori canone, molto normale, e tutt'altro che sexy: niente faccino ingenuo e sognatore, niente abitini rosa e svolazzanti. Occhi grandi ma niente flap-flap compulsivo di ciglia, capelli lunghi ma non appena usciti da una pubblicità Panthène, sorriso da ragazzina e non da seduttrice.

La tipa a sinistra NON C'ENTRA UNA CIPPA!
(Ho trovato l'immagine per caso, qui. Cito doverosamente dal post: Give our girls some credit, Disney, for crying out loud!!!  They don’t need everything to be prettied up and made princess-y and shiny to want to wear it!)
Merida non ha la voce da usignolo, è una frana in tante cose, è goffissima nel vestito elegante che dovrebbe farla apparire una lady (memorabile la scena in cui, per tirare liberamente con l'arco, lo lacera. Mi aspettavo diventasse anche enorme e verde, peccato che non sia successo).

Merida, soprattutto, non spasima per l'amore, vero o finto che sia, anzi, non ci pensa proprio. Le Principesse Disney hanno tutte sedici anni (Rapunzel , che a DICIOTTO anni è ancora rinchiusa nella torre, è veramente un'eccezione): Merida ne dimostra al massimo quindici, e anzi, io gliene darei quattordici.

I cosiddetti pretendenti sono tre, uno più ridicolo dell'altro (si ricorderà che avevo particolarmente apprezzato il giovane Macintosh. La sua faccia sveglia mi ricorda il Trota, in una versione meno repellente), ma, diversamente da quanto mi aspettassi, non ne salta fuori un quarto, della serie "poveromabello", "nemicomaintelligente", "vecchioamicod'infanziamaancheno". Lei, gli stupidimaschi non se li fila, sarà che è ggiovane, sarà che sta bene così, sarà che per ora non ha ancora incontrato qualcuno che le interessi.

La trama è, di conseguenza, tutta giocata sul conflitto con la madre (La Madre!), che, per semplificare le cose viene trasformata in orso (ed è buffissima. Voglio una madre orso. E i capelli rossi e ricci).

E voglio anche una bimba/scricciolo tutta capelli.
Livello estrogeni: +100
E sarà vero che l'argomento non è forse il più originale al mondo, ma l'evoluzione della mentalità umana (e disneyana soprattutto) è più lenta dello scioglimento dei ghiacciai (i quali, per parte loro, si sciolgono anche parecchio velocemente): Ribelle è un film rivoluzionario, perché è il primo in cui la protagonista è una Principessa che non solo non pensa al Principe, e nemmeno al Vero Amore, ma che non lo incontra neppure (Jasmine si era poi infatuata di quel poco di buono di Aladdin, e una donna di mondo come la Tiana de La Principessa e il Ranocchio si innamorava del Principe).

In generale, non c'è molta fiducia nel genere maschile: il padre è simpatico ma inetto, e racconta sempre le solite cose, i tre fratellini sono delle pesti mute, i padri dei pretendenti sono dei fanfaroni, e, lasciati gli uomini da soli, finiscono inevitabilmente a bere, a vantarsi, e a scatenare risse. Non è che siano cattivi, è che se ne fa a meno.

Discutibile solo l'uso dei fuochi fatui che dovrebbero "indicarti il tuo destino": cosa, esattamente, il cimitero? Ma quanta gente in decomposizione c'è in Scozia?

Thumbs up per la cuoca tettona e svampita che, in questo nuovo corso disneyano (che porterà la rivoluzione sessuale anche alle principesse, ne sono sicura), si becca l'unico uomo figo (una sorta di Kahl Drogo, ma scozzese).

domenica 7 ottobre 2012

Aggiornamenti compulsivi e paura del futuro

Lunedì 24 settembre
Mi hanno rubato il portafogli. Un po' me lo merito, perché sono stata veramente stupida: sono arrivata alla conclusione che me l'abbiano fregato in biblioteca in Università. Biblioteca dove, ricordiamolo, non si può entrare con la borsa, perché sia mai che qualcuno sia indotto in tentazione e si voglia portare via i vecchi volumi degli Oxford Classical Texts... ma dove, a quanto pare, un portafoglio roncioso può essere prelevato senza che se ne accorga non solo la proprietaria (che vabbè, è scema, e completamente obnubilata da libri di Linguistica storica che lei non riesce a capire), ma anche nessun altro. Ora, dico io, siamo in una biblioteca di LETTERE. Di un'Università STATALE. Cosa pensi ci sia dentro? VENTI EURO (e ringrazia, Anya!, cit.) Venti euro e TUTTO IL RESTO.
Ovvero:
- carte della banca (bloccate prima che venissero utilizzate, tiè)
- il tesserino della biblioteca
- il tesserino universitario
- il tesserino universitario dell'UNIL, insostituibile. Ti odio per avermelo preso, era il piccolo segno tangibile della mia vita lausannoise.
- la patente
- la carta d'identità, rifatta un anno fa, prima della partenza. Per la prima volta nella mia vita, ero fiera della foto della mia carta d'identità. Per la prima volta nella mia vita, venivo bene in una foto, anzi, in una FOTOTESSERA. Chiunque mi abbia privato di questa gioia semplice e narcisistica si merita le pene dell'inferno.
- biglietti del treno (ho dovuto supplicare il capotreno di lasciarmi tornare senza), biglietti da visita, carta regionale dei servizi, tessera della biblioteca, cartacce varie.
- un foglietto storico 
- un mini-topino playmobil preso a Losanna, durante la prima visita di A.

Avrò la mia vendetta, in questa vita o nell'altra. Mai, mai, mai mettersi contro una che si affeziona alle COSE.

Martedì 2 ottobre
"Guardi, io pensavo di darle questo voto, ma ha un bel libretto, se vuole rifiutare..."
"Sta scherzando?! Certo che no, lo accetto!"

L'ultimo esame è stato con la stessa prof con cui ho fatto il primo, nel lontano gennaio 2008, e ha avuto lo stesso esito sul libretto, ma io, da dopo martedì, mi sento leggera.

Ho finalmente avuto tempo di finire A Dance With Dragons senza interruzioni, senza sensi di colpa, senza altro da fare, bloccata a Milano dallo sciopero, seduta pigramente al sole. (Il 2 ottobre è uscito anche The Second Law, tra l'altro. Che, comunque, a me piace. Sì, erano meglio i Muse di una volta, io ho pessimi gusti, non ci capisco niente. A me continua a piacere, e non penso che i miei pessimi gusti possano fare del male a qualcuno).

Sono andata in piscina, mi mancava, e mi sono iscritta in palestra (per un mese). Ritenzione idrica, non mi avrai.

Faccio ripetizioni, e mi diverto pure (e mi coinvolgono in un corso di italiano per stranieri).

Progetto di tagliarmi i capelli (non appena le ripetizioni di cui sopra mi daranno i fondi necessari).

Ora ho piani da fare e un futuro (uno immediato e un altro un po' più lontano) da organizzare.


PAURA.

Capitemi, io non so fare nulla. Andrei avanti a studicchiare come ho sempre fatto, scrivendo di Principesse Disney e stupidimaschi di tanto in tanto, pretendendo di essere arguta e originale, quando so benissimo che la Vita Vera mi aspetta con impazienza, ma io ho voglia di arrivare in ritardo, perché non ho niente da proporle. 

Mi manca il mio studiò con la tendina blu.

*

So ascoltare. Scrivere di aria fritta. Fissarmi sulle cose.
Ho un sacco di nozioni utilmente inutili su Grecia, Roma e letteratura.
E so di chi potermi fidare, di chi e di che cosa mi rende migliore (e scusate se è poco).

venerdì 21 settembre 2012

They want a good-looking chick that likes to blow them away, someone who laughs at all the funny little things they say

Avvertenza: la citazione del titolo è seria e profonda, la canzone leggera e bellissima. Il resto del post non c'entra nulla con tutto ciò.

*

Nonostante sia in pre-esame, e abbia un altro centinaio di pagine (non previste dal piano iniziale) da leggere (e tutto da studiare, che credete), cedo alla voglia di scrivere un post. Ce ne sarà uno su Merida, per forza (la prima principessa Disney su cui nessuno si sdilinquisce a dirci quanto sia bella e quanto canti bene, e la prima che, giustamente, a quattordici anni non ha mica tanta voglia di sposarsi e figliare), ma stasera pensavo a qualcosa di breve, conciso e molto acido.

Per la serie "e poi mi chiedono perché sia ancora single": perché già mi bastano gli ex che ho, leggete per credere.

Megalomania
C'è quello che pensavi fosse il grande amore dei diciotto anni (qui per un post francamente inutile sull'argomento), e che, giustamente, non vedi da secoli. Lo ignori, ti ignora, vivete felici la vostra vita senza mai incontrarvi, né pensare l'una all'altro. Fino al momento in cui ti trovi coinvolta nella seguente conversazione.

"... e poi, sai, pensava di chiedere anche a M. di uscire, però voleva sapere se ci saresti stata anche tu"
"Ah. E perché scusa?" *non dirmi che è ancora offeso nel suo orgoglio di uomo perché non sono tornata da lui saltellando non appena me lo ha chiesto. Voglio dire, sono passati ANNI*
"Eh, sai, lui sta ancora con quella..."
"..." *e dunque?*
"... non vorrebbe che tu ci restassi male".

Grasse risate. (Niente di personale, M. ma non mi ricordo neanche più che faccia hai).

Squallore
Tipo ex che riciclano la location della "vostra prima vacanza insieme" con un'altra.

Imbarazzo (solo dopo qualche seduta di training autogeno sono riuscita a confessarlo a qualcuno).

Balle spaziali
"... dice che era in una situazione difficile, anche perché i vostri genitori sono grandi amici, eppure alla fine sapeva cosa era giusto e ti ha mollato".

Grandi amici? Chi? Le madri che per caso scambiano (una. volta. sola) due parole?

E da quando "sapeva cosa era giusto e ti ha mollato" può essere tradotto con "non aveva veramente le palle di mollarmi, quindi l'ho convinto a farlo, anche se forse io avrei voluto continuare a stare con lui (e questo non mi fa onore)"?

Sguardo allibito, e risate isteriche (sempre della sottoscritta).

*

Più che altro, a sto punto al prossimo giro mi metto con il tizio qua a fianco, che almeno mi fa ridere (e non aspetta che ci siamo lasciati per dire cose imbarazzanti).

giovedì 6 settembre 2012

"Caro buon Dio, posso prendere quel pezzettino di torta?"
E poi, con la voce di basso più bassa che riuscì a tirar fuori, si rispose: "Ma certo, prendilo pure tutto!"
E ora la torta era proprio finita. E anche la festa. E anche l'estate...

Astrid Lindgren, Vacanze all'Isola dei Gabbiani

In attesa di ballare sul molo alla festa di Mezz'Estate con il vestito celeste e la gonna che fa la ruota, ci si può anche accontentare di inventarsi una scusa qualunque per fare una torta, e una festa.

*

Dopo oggi, mi manca un esame, uno solo.
Ho in mente mille progetti e mille altri buoni propositi, e come sempre dopo un'esame, ho voglia di non fare nulla e di fare tutto.

*

La bellezza di "vestirsi bene" perché "se la sostanza è quello che è, tanto vale curare la forma", camminare veloce in mezzo alla folla, gli incontri casuali, le facce note, il pranzo che è tutto un chiacchiericcio, il chiostro mezzo al sole e mezzo all'ombra.

sabato 1 settembre 2012

Ormoni hipster

Immagino che avere la classica sindrome PRE mestruale sia normale.
Invece, io, ce l'ho POST. Giusto per non essere mainstream.

Non so se siano gli ormoni (ma io non sono una lady, certe cose mica mi dovrebbero toccare), la meteoropatia (ma a me la pioggia piace, mi piace l'autunno, la voglia di cominciare di settembre, l'idea del freddo che torna), o l'esame di giovedì (ma è solo un esame, accidenti, e di esami ne ho fatti tanti, e nessuno, per quanto male possa andare, sarà mai la fine del mondo), ma io sono in piena PMS. Non ho voglia di uscire di sabato sera (ed è invece tutto il giorno che mi dicevo "non vedo l'ora di vedere gli altri"), e pacco in scioltezza alle nove di sera.

E poi me ne sto in pigiama a scrivere un post inutile, mentre sento gli occhi che mi cadono a pezzi.



lunedì 13 agosto 2012

Attacco (sventato) di lirismo e melancolia

Questo non sarà un intervento strappacuore, né una glorificazione di Losanna (non Los Angeles. Ti pare che uno vada a fare un Erasmus a Los Angeles? E per laurearsi in che cosa, esattamente?), né un mélo sul mio anno di Erasmus.

Epperò.

Epperò sono appena tornata da un tre giorni a Losanna, per salutare E. in partenza per gli US, ripraticare il francese, mangiare framboises à la double crème (et meringues) a Gruyère, andare a cavallo, risalutare la gente dell'Unil, prendere il fresco nelle grotte di Vallorbe.

Quindi, sì, fondamentalmente questo potrebbe essere proprio uno di quei post strazianti, sul tempo che passa e quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia, sui ricordi a tradimento, che sono già diventati ancora più belli e luminosi.

Il fatto è che a vivere per un anno in un posto, è normale che questo si intrida di ricordi. Solo che non ci pensi veramente, non lo realizzi appieno, fino a quando non ci torni.

Comincia in sordina.

Salgo sul treno e mi immergo nel mio libro. Quando mi decido a guardare fuori dal finestrino, impaziente, la prima cosa non è (non ancora), il lago, e neppure le montagne o i vigneti. No, la prima cosa è l'orologio delle stazioni svizzere (questo, per intenderci), niente di meno romantico e di più banale, eppure è subito madeleine.



*

Sono le piccole cose così scontate e quotidiane a cui non hai mai fatto caso, come un orologio, appunto. O quel piccolo negozio di tè. O la m2 con una musichetta diversa per ogni fermata.

Sono le strade che hai percorso mille volte, e che vedi come se fosse la prima dal finestrino di una macchina.
Il tempio buddista nel Parc Olympique. La creperia a Ouchy. Il pub dove c'era stata la festa Erasmus ad Halloween e dove, mesi dopo, avevo bevuto una birra con A. e R. prima di accompagnarle in stazione.

E quasi ti manca, una passeggiata fatta in novembre in riva al lago, la prima fino a Pully; il francese vaudois, quasi una cantilena; persino le insegne gialle della Posta o l'enorme M arancione della Migros budget.

Basta una canzone per ricordare quella serata assurda al Darling, o a quell'altra al Buzz, mentre la macchina gira a destra e ti trovi improvvisamente di fronte al Blue Lézard. La fermata di Bessières, il profilo scuro della cattedrale, di sera.

Il concerto degli Austra in quello che sembrava un cantiere e la conta degli hipster; i palazzi vecchi e un po' lasciati andare, ma ancora bellissimi, i giardini curati e senza cancello; le vetrine lucide delle panetterie, i carac verdi e le piccole tartes au citron.

Le mani già impacciate nel maneggiare soldi diversi, residui di abitudini dure a morire (la plaque è accesa? Sicura? Non è passato un quarto d'ora?), six is for chicks, la fauna dell'EPFL (e quella dell'Unil), la geografia di una città che "la conosci meglio di me!", i tossici della Riponne, e per fortuna non siamo passati per Rue de Bourg o per la periferia Ovest, che già così, alloggiando a Nord (fra villette, boschi disciplinati e gatti), rischiavo il tilt emotivo.

*

E ora basta, sono due giorni che questo intervento si trascina, mi sembrava di avere talmente tante cose da dire, ma tutto il fiume di ricordi è sparito, chissà dove. Alla prossima madeleine.