martedì 29 novembre 2011

November rain (giusto per essere banali nella scelta del titolo. La pioggia di Novembre, comunque, qui non si è pressoché vista)

Novembre, come diceva anni fa un'amica, è uno dei mesi più inutili dell'anno ("...e la sola festa che c'è, è all'inizio, ed è pure quella dei morti", cit. della medesima).

A me piace moltissimo questo Novembre. Mi aspettano almeno due settimane di passione in senso etimologico, ma va bene così, anche perché nel frattempo mi diverto troppo, ma non nel senso della scervellata festaiola, proprio nel senso che sto bene.

Perché oltre alle serate crepes (e sì, lo so che ci va l'accento circonflesso!), a inviti per "une fondue sauvage" (ebbene sì, a quanto pare in Svizzera è consentito bivaccare in piazza, di notte, fondendo formaggio e andando in giro armati di apposite forchettine), ma soprattutto per una vera e propria Cena del Ringraziamento, con tanto di americani che si commuovono e ti spiegano tutta la storia del Thanksgiving Day (a quanto pare ignorando che tu sai già tutto perché l'hai già visto in millantamila film e telefilm), e si svenano per procurarsi un vero tacchino gigante... oltre al vino, alla pessima birra, e a svariate sostanza alcoliche di dubbia provenienza ("veniamo a sentire il tuo seminario!" "no, non voglio parlare francese di fronte a voi!" "e di che ti vergogni, ti abbiamo sentito parlare francese sbronza..." "non ero sbronza, e comunque dopo che ho bevuto parlo meglio il francese, e soprattutto l'inglese" "appunto. questo è quello che pensi tu") insomma, oltre ai cliché e alle feste, c'è anche la tazza di thè del pomeriggio, i canapé in uni, l'albero di Natale nel campus (di già!), l'atmosfera di feste (di già!), e le menate della spesa ("anche voi qui? sto andando a fare la spesa" "anche noi" "andiamo insieme?" "viene anche M." *un quarto d'ora dopo* "vuoi dirmi che è CHIUSO?? ma sono le 17h30!" "TE L'AVEVO DETTO che dovevamo andare nell'altro, che sta aperto di più! Oggi è sabato, ricordi? E ormai è troppo tardi" "ok, ho fatto un piano per il week end, dovremmo sopravvivere" "in ogni caso, la pasta non manca mai") e del bucato ("hanno riparato l'asciugatrice" *segue gaudio* momento #2: "non avevo abbastanza soldi, quindi la lavatrice non ha fatto in tempo a centrifugare. L'ho forzata e ho estratto i miei vesiti bagnati...").

C'è sperimentare torte, inventarsi la tradizione del risotto settimanale ("sono la cosa più vicina a una milanese che ci sia in questo luogo... il risotto allo zafferano, c'est à moi!"), scambiare occhiate sarcastiche, esportare il >pop<, ridere per niente, improvvisarsi guida spiritual-sentimentale, citare BBT, non capire niente (utilizzabile in più contesti), fare le scale senza ascensore (non per scelta), cantare sotto la doccia e chiedersi preoccupata se nell'altro bagno ti sentono, le porzioni generose della mensa ("siamo in due a volere i cannelloni, ce ne sono ancora?" "no" *il tipo prende altro e se ne va* *la cuoca ammicca*: "vuoi i cannelloni? ne sono avanzati ancora un po'" *riempie all'inverosimile il piatto della sottoscritta*), le lettere nella posta, cartoline da spedire, spiegare che essere italiana non vuol dire il terzo mondo (ma qualche dubbio viene), svizzeri che non capiscono la politica italiana, e tu neppure, altri che ti sfottono (ma è peggio la compassione), il lago sotto il cielo freddo, esseri belanti ovunque, prendere la metro per un soffio, domande trabocchetto che sfruttano i cliché, proporsi di andare a letto presto e non farlo mai, pigrizia, pigrizia ginnica ("dai, vieni a correre!" "scordatelo"), strane idee di salutismo ("guarda che bella cena sana!" "cotoletta surgelata, uova e patate??!"), sveglie posizionate sempre più lontano per provare ad alzarsi sul serio, il mio primo dizionario monolingua (che mi fa sentire molto chic), parole che in un'altra lingua hanno tutt'altro significato, parole che in un'altra lingua hanno un suono improponibile (VEVERKA!), parole mimate che neanche in un gioco di società. E non dimentichiamoci il gossip ("ciao, sono venuta qui perché non ho il tuo numero di telefono, e dovevo assolutamente dirti CHE COSA ho visto").

E sentire gli amici a casa, che mancano (e per fortuna Novembre mi ha regalato una visita). E gli appuntamenti fissi di telefilm che è bello guardare per poi discuterne (a volte anche per la photo recap). E il biglietto del treno per il ritorno.

Ma soprattutto, suonare ad altre porte ("ciao, tu non mi conosci, ma il tuo coloc sì. ho bisogno di una cosa dalla vostra cucina"), andare ad aprire alla propria, infastidirsi e cercare conforto ("come va lo studio?" "male" *occhi rossi* "tu?" "male" ... "faccio una tazza di the?"). Persino colazioni (per cercare di svegliarsi presto), ma più normalmente cene che degenerano in discorsi che si vogliono seri ma che non riescono a restare tali.

Tricotillomania, disordine, versioni di greco, accentuazione greca, seminari, bibliografie sterminate. E so. much. fun.

martedì 22 novembre 2011

Bla bla veut dire bavarder

Ricapitoliamo: siamo già oltre la metà di Novembre, e ancora NESSUN post è stato scritto? E dopo aver ricevuto una lamentela ufficiale in proposito... beh, bisogna rimediare! L'ultima volta che ho scritto attendevo l'arrivo di Annie: solo tre settimane fa, ma tre settimane sono un sacco di tempo! (Tra parentesi, uno dei migliori fine settimana che abbia passato qui. Perché è sufficiente anche solo prepararsi una pasta o guardare insieme qualcosa *a caso , coff coff*, ma se puoi girarti e avere qualcuno che ti capisce al volo, beh, è tutto diverso) (in effetti detto così sembra la mia copine. Un po' creepy).

Anche se stando qui, il tempo passa in fretta.

Ho già la mia routine, eppure c'è sempre qualcosa di nuovo da fare. L'appartamento 9430 è ormai casa, ma mi sembra di essere ancora all'inizio del mio Erasmus: chi resta qui solo un semestre, invece (e sono tanti, purtroppo!), sente il Natale come una minaccia: vuol dire fine... (e in un Paese dove è da un mese che vedo comparire stand a tema nei supermercati, è una cosa che mette pressione).

Per me, invece, Natale quest'anno vuol dire sì casa (casa Italia), ma come un'altra vacanza: vuol dire amici, che mi mancano (e avere Annie qui me l'ha fatto capire ancora di più), mamma e papà, parentame vario, e poi spero un po' di shopping (con la scusa che i pantaloni cominciano ad andarmi stretti: la dieta svizzera da Erasmus pigra comincia ad avere effetti negativi...). Insomma, una vera vacanza, forse addirittura il primo Natale da anni senza studiare per gli esami imminenti (ma magari posso farne qualcuno a Milano... oddio, l'esame di SMT?? No, quello no, non riuscirò mai a darlo!).
Sapendo che poi si torna qui.

Ribadisco che l'università è pazzesca. E che la biblioteca è aperta tutto il giorno (8-23h00, il Rolex Learning Center dell'EPFL fino a mezzanotte. E stare lì, vuol dire stare - preferibilmente svaccato su un pouf - in una specie di parco gioco per chi ama il design), TUTTI i giorni. E la domenica c'è gente. Tanta. E fuori, da una parte vedi il lago, dall'altra pecore che belano rumorosamente e agnellini ruzzanti (e quando dico "a mezzo metro, al di là del vetro", intendo davvero mezzo metro). C'è anche un po' di disprezzo, nelle pecore che guardano gli studenti chini su enormi tavoli da quattro posti (O greggia mia che posi, oh te beata, che la miseria tua, credo, non sai! Quanta invidia ti porto!, dice il poeta, e lo studente alla BCU), ma poi scendi nell'enorme sala dedicata alle riviste. Dove ti perdi, per forza (ma che soddisfazione trovare aprendo a caso "Luigi Lehnus" e "Claudio Gallazzi" - per non parlare dei papiri dell'Università di Milano! AH!)

Detto questo, pensavo di fare più fatica all'inizio, col francese. Invece no, però è anche vero che non sono progredita molto (e pensavo/speravo il contrario): il mio accento è forte e riconoscibile (come mi ha fatto notare uno spagnolo che parlava VERAMENTE male. Immaginate la mia offesa), e fosse solo quello il problema!

Poi. Sto ingrassando. Lanna dice: sei florida. (Segue disperazione).

Mia madre scopre la chat di skype e le emoticon (e mi regala perle di saggezza irripetibili, ma di cui si può riferire la replica: ma che idea ti sei fatta di tua figlia??)

Brillitudini. Intanto, qui mi sto facendo la fama di quella che beve e regge l'alcol (ahah). Da brilla mando messaggi maledicendo la mia stupidità (è vero), dò consulti psicologici di ottimo livello, e mi accorgo dei "è fatta è fatta" (segue occhiolino) che mi vengono rivolti dagli ii (ingegneri italiani) qualora stia parlando con un ragazzo.

A proposito: rimane l'incognita svizzero.

Ma l'uomo della mia vita, forse, non è da cercare altrove, quando è già qui, sul mio computer (in un centinaio di disegni): Roy Mustang. No, è che è figo.

Cose con cui è cominciata bene la settimana: dormire (ma non troppo), colazione, una lettera (FAT) nella posta, un mug (di cui da the dipendente sentivo la mancanza)  nuovo, rosso a pois bianchi, una séance sospesa, un'ora e mezza di discofit senza morire, My David (non c'entra, non l'ho fatto apposta) don't you worry, this cold world is not for you, so rest your head upon me, I h a v e s t r e n g h t t o c a r r y y o u cantata a mezza voce nel parco del campus ormai buio. E poi è bello tornare a casa, e suonare ai vicini.

E d'altra parte l'indipendenza del mio studiò è impagabile.

Come da migliore tradizione, la mezzanotte è appena passata. Mi rendo conto che questo post è sconclusionato e quant'altro (come il mio seminario su Empereurs et spectateurs), ma siate comprensivi :)

(E c'è da parlare ancora dei sosia, innumerevoli, che qui vedo di tutti o quasi - quel quasi è importante, se guardate How I Met Your Mother; di quanto mi piace dire certe parole/frasi in francese, e di come siano carini gli accenti scritti in mezzo alle parole. Et caetera, insomma - con la scusa di procedere a random, non riesco mai a  fermarmi).