lunedì 30 maggio 2011

L'Italia s'è desta (?)

Nonostante le riserve sul colore arancione... oggi è stato un ottimo pomeriggio!
Giusto perché non vi dimentichiate che questo NON è un blog serio, è pieno delle mie (inascoltate) menate e pare sentimental-esistenziali... ma non per questo l'autrice è una cerebrolesa.

"Piazza Duomo è piena di vuvuzela arancioni".


"È una serata serena e tranquilla. Pisapia è il nuovo sindaco di Milano, De Magistris è il nuovo sindaco di Napoli, e Silvio Berlusconi è in Romania".

"Libera, libera, libera Milano, oh, Giuliano, libera Milano!"
"Dobbiamo cambiare slogan... mi sembra che Milano l'abbiamo già liberata".

"Sale sul palco Umerto Eco... accoglie l'applauso della folla, per ora non dice nulla... coltiva l'assenza, come al solito".

"Vorrei leggere un brano di un  c a b a r e t t i s t a  ateniese..." (che poi si rivela essere il discorso di Pericle di Tucidide).

(dalla diretta di Radiopopolare)


Milano, Napoli, Cagliari, e tante altre città. Continuiamo così, vi prego.


Sottofondo: Tutta mia la città.

sabato 28 maggio 2011

Ci sono ragazze perfette.
Hanno la pelle liscia e il sorriso bianco, i capelli sempre puliti che più sono disordinati più sono belli.
Fumano come attrici francesi degli anni venti (e la loro voce è solo un po' più roca), bevono birra chiara di scarsa qualità, superalcolici dolcissimi e vino direttamente dalla bottiglia (e non fanno mai la figura delle ronciose; non si ubriacano mai sul serio, e non si rendono mai imbarazzanti).

Hanno sopracciglia già disegnate, e nessun pelo di troppo.
Hanno caviglie sottili, gambe lunghe e neanche un accenno di cellulite o di smagliature. Possono mettersi addosso qualsiasi cosa, e andarsene in giro con quell'aria da nonmeneimportaniente ed essere bellissime e perfette e falso trascurate.

Hanno mani da musicista anche se magari non hanno mai suonato (poi di solito si scopre che sono diplomate al Conservatorio). Che si mettano o no lo smalto, stanno comunque meglio di te. E non hanno pellicine.

Non si tormentano i capelli. Mai. Ci giocano soltanto, e mai per più di dieci secondi a serata.
Camminano leggere su all star o ballerine, ma quando si infilano i tacchi sembra che non abbiano fatto altro che andarci in giro per tutta la vita.

Sono sempre carine nelle foto. In  t u t t e. Nelle foto in posa non sembrano deficienti, in quelle rubate non hanno espressioni da idiota. Quando fanno una faccia buffa, sono buffe. E carine.
Non hanno mai le guance troppo rosse, il viso troppo largo. Non hanno mai l'insalata tra i denti. Hanno il naso sottile e senza punti neri. Sono pallide come se si passassero la cipria, poi un giorno prendono il sole per caso, e sono ambrate e uniformemente abbronzate per tutta la stagione.

Non hanno bisogno di truccarsi. Poi lo fanno, a volte, e non lo sono mai troppo o troppo poco. Anche con i vestiti, con i discorsi e gli accessori e le sigarette e le telefonate e le idiozie le battute le smancerie e i bicchieri di vino: non eccedono mai. Né troppo né troppo poco.

Sono sicure di sé (ma non troppo), conoscono un sacco di cose, sanno tutto su certi argomenti assurdi che neanche un'enciclopedia, ma non sono mai saccenti o saputelle o noiose.

Sono intelligenti, oltre che belle e simpatiche. Intelligenti sul serio, spiritose sul serio. Non sono di plastica e senz'anima, ridono e piangono e soffrono pure loro, ma al momento giusto e nel posto giusto. E nella giusta misura (non è colpa mia se Orazio col suo modus aveva già capito tutto).

Insomma, sono le Carla Bruni/Kate Middleton/Blair Waldorf della nostra vita.
Alcune hai la fortuna di averle come amiche, e, bè, sono anche maledettamente delle ottime amiche, quindi proprio non riesci a odiarle.
Altre le ammiri da lontano, o le spii (su Facebook o nella vita) se ti attraversano la strada. Senza trovare granché di cui rimproverarle, alla fine. Sono quelle che si trovano al momento giusto al posto giusto, e in quel momento magico non hanno paura, e non si tirano indietro. Come se l'istinto avesse detto loro esattamente cosa fare.

Hanno anche loro qualche difetto, ma, non si sa come, riescono a farlo passare per punto di forza.
Probabilmente non dormono, perché hanno intensa vita sociale, studiano, spesso lavorano pure, hanno ottimi voti agli esami e brillanti risultati nella vita. E leggono un sacco di libri, ascoltano un sacco di musica, vedono un sacco di film. Vanno a mostre e conferenze e manifestazioni e aperitivi e concerti e a teatro e all'opera.

Sono perfette nelle loro imperfezioni, ma non sono solo la perfezione delle imperfezioni. Sono donne di cui ci si innamora, e sono donne che sanno cosa vogliono e come averla (mentre il volgo passa la vita a chiedersi cos'è che vuole).

Sono sicure e tranquille, e mai noiose.

La grande domanda è: come fanno.
A sapere sempre cosa fare, cosa dire. Ad apparire  semplici ma giuste. A riuscirci, in quel che vogliono, quando lo vogliono. A togliere ogni altra pretesa ed eliminare ogni altra convinzione con la loro presenza. 


La risposta ovviamente non c'è, sennò non saremmo qui in questo momento, io a scrivere e voi a immedesimarvi (a meno che non siate voi le ragazze perfette di cui sopra). Per fortuna, in tutto questo, c'è almeno maggio.

giovedì 26 maggio 2011

Thank you disillusionment

Lo sapevo sarebbe successo, o forse no.
Un'ora fa, poco più, poco meno.

Me ne sono pentita. (Forse) non dovevo lasciare, non dovevo mollare una cosa su cui bene o male mi ero impegnata così tanti anni, che mi aveva fatto crescere, faticare, ma anche divertire (e, diciamo la verità, non è che avessi proprio sudato lacrime e sangue). Che mi aveva fatto ottenere successi e oltrepassare traguardi (ma anche qualche delusione). Che è una miniera di aneddoti, oltre a quel "certo non so che" che mi ha sempre dato in più.

Non dovevo smettere col pianoforte e con Lei, anche se suonavo pochissimo ormai, e pure male. Perché temo non avrò più il coraggio di riprendere, perché comunque, ormai. Perché fra pochi mesi parto (spero), e starò via per quasi (un altro) anno. Perché ogni lasciata è persa, direbbero le nonne.

E non posso prendermela con nessuno, se non con me (che è una cosa che so fare davvero bene, concedetemelo). Spero solo di non diventare una madre frustrata, che obbligherà la figlia a diplomarsi al conservatorio... (madre? moi?)

P.S.: non so se tutta questa profondità di pensiero dipenda dall'aver ascoltato ossessivamente i Blackfield per tutto ieri (ve ne parlavo qualche post fa, ricordate?). Comunque, la loro cover di Thank you (Alanis Morrissette) mi muove dentro.

lunedì 23 maggio 2011

Back from Terra dei Padri

E ce ne sarebbero, di cose da scrivere, sulla Grecia, sui mille papaveri rossi più rossi dei nostri, sulla paura e la voglia che sia già Agosto, sul terrore puro della quotidianità del prossimo autunno, come se l'estate si fosse già esaurita in un tuffo nel mare rubato al calare della sera, e invece ora è più viva che mai, e respira morbida e avvolgente fuori dalla mia finestra, mentre ascolto musica fantastica e completamente random (e questo è il bello) su http://www.stereomood.com (e grazie ad Alice).

Ed è inutile pure che carichi le foto, sono tante (neppure così tante), tutte belle e tutte brutte, tutte fredde e luminose e però... però non è come essere lì (nel bel mezzo dello scatenarsi di una tempesta, in un attacco di allergia collettivo, sotto il sole a picco a mezzogiorno o in riva al mare la sera).

*

Oggi Milano, uni, biblioteca e un ghiacciolo al limone. Un po' di mestizia, ma bello, eh. Io però sento la mancanza dell'anice (e per stasera non aspettatevi nulla di più serio da me).

sabato 7 maggio 2011

La mia forza e la mia debolezza

Non offendetevi miei cavalieri,
e giudicatemi con tenerezza.
È la mia forza e la mia debolezza:
li ho amati finché amavano me.


Dorothy Parker, Congedo


Mattina: pane, burro, tè e D (= Zucconi e Soncini). Ma anche un articolo illuminante, e citazioni a gogo.


Le mie scuse per l'assenza di rigore filologico (niente testo a fronte, niente nome del traduttore - non so chi sia-, non parliamo di apparato critico), gustatevi almeno la sapiente bellezza (che fa rima con tenerezza e debolezza) in quattro semplici versi (che, sempre per la mancanza di purezza filogica, non so neppure se vadano divisi così). 

martedì 3 maggio 2011

Omioddio, è tornato Maggio, e io quasi non me ne sono accorta. Ad Aprile trabocco, come Paolini, e a Maggio... beh, io a Maggio mi innamoro. Non di principi e non di rospi, beninteso, mi innamoro del mese, dei primi caldi, della voglia di vacanze, del profumo di fiori che satura l'aria, anche della stanchezza.

Mi innamoro della gente che incontro, delle idee nuove, dei libri. Mi innamoro della musica e della voglia di fare. Mi innamoro del sole la mattina presto, dell'odore dell'aria e dell'erba umida la sera, delle serate a tirare tardi senza far niente.

E mi innamoro dei progetti seminati durante l'inverno, che ora sono germogliati.

E io devo solo coglierli.