domenica 23 gennaio 2011

I don't give a damn.

In realtà non me ne importa (I don't give a damn, come direbbe Rhett Butler a Scarlett), finché ci sono i piccoli piaceri della vita. I cosiddetti "piccoli piaceri della vita" sono l'esatto opposto delle punturine di fastidio e noia. Bisognerebbe farne un elenco, ma sono sfuggenti, sapete? Come i bei sogni che cerchi di ricordare, più tenti di rievocarne i dettagli, più svaniscono, evanescenti come un odore sottile, no, come una faccia appena conosciuta e già dimenticata.


Quindi ne farò un elenco accorciato, insomma, quelli di cui mi ricordo ora. Grazie a loro, I don't give a damn di tutto il resto.


Il pane fresco.
I piedi caldi.
La doccia e poi la crema quasi del tutto inodore da spalmare sul corpo.
Tutti i Muse.
Il freddo di una giornata invernale col sole.
Le fusa di Simon's cat.
Ricordarsi di quando un idiota ti faceva stare male, e di quando la tua migliore amica ti aveva detto: "Conosci Glasgow Kiss? No? Rimediamo subito, le cose belle sono fatte per essere condivise".
Un quaderno nuovo (a righe, della Pigna Classics/Flower, quelli con la carta riciclata e le copertine a volte stucchevoli ma sempre bellissime. Che volete, ognuno ha le sue manie).
Harry Potter, Bianca Pitzorno (perché lo sono da sempre), Daniel Pennac, Stefania Bertola, Isabel Allende (ma solo La casa degli spiriti) perché mi vengono in mente solo ora, Jane Austen ma perché lei è inimitabile. Insomma, letteratura, non per forza alta.
Across The Universe (il film).
"Il profumo di un mazzo di matite ben temperate" (cit.)
Una penna bic nera nuova (su cui scrivere sul quaderno nuovo di cui sopra).
Il burro cacao (per forza!) e un tubetto di crema per le mani.
Un paio di calze leggere, di cotone.
Quelle scarpe che ti entrano alla perfezione.
Le facce buffe.
Il cappotto rosso (e, dato che stiamo parlando di vestiti: quei pantaloni/maglietta/maglione che ti mettono di buonumore solo a indossarli. Tutti ne abbiamo almeno un paio nell'armadio, e per fortuna).
Ridere fino a farsi venire le lacrime agli occhi (a me succede sempre).
Passare la temuta versione di greco! (che, diciamocelo, aumenta l'autostima. E ora che mi sono motivata, torniamo a studiare, dai...)


Senza dimenticare il conforto inimitabile di:
una tisana/the caldo (meglio se nel mug) (a seconda del grado di conforto necessario, aggiungere burro e biscotti a piacere); un plaid; un gatto (vero); la mamma (ebbene sì, a volte sì); le lenzuola pulite; l'odore di lavanda; i Beatles.


E (ma solo se si è malati): il brodino con le stelline, il vix da spalmare sulla gola, i suffumigi al geranio.


E (se si è in compagnia funziona meglio) una birra scura.

mercoledì 12 gennaio 2011

nobody likes you when you're 23, but i'll do

Oggi (in realtà manca ancora un'ora e un po' - ma dove sei te molto meno) è il tuo compleanno, e il primo, da che ti conosco, che passiamo a così grande distanza. Distanza esclusivamente chilometrica, si capisce.

Tutto ebbe inizio l'estate di sette anni fa (e la prossima sarà l'ottava), o forse anche prima, quando incontrai quella che sarebbe stata la nostra "friend in common". Ogni volta che ci penso, non posso fare a meno di pensare a quanto sono stata fortunata a fare la scelta giusta e decidere per il liceo che mi ha fatto diventare quella che sono. D'accordo, in quei cinque anni e tramite quei cinque anni ho conosciuto anche persone brutte e inutili, qualcuno mi ha spezzato il cuore (che il melodramma sia con me), qualche grande amico è sparito apparentemente nel nulla, senza lasciare traccia e senza un perché, e qualche rapporto si è un po' spento, ma  q u a l c u n o  rimane. Ed è per questi, fra cui ovviamente ci sei anche tu, che ne vale la pena.

Ci siamo conosciute d'estate (andavamo a "imparare l'inglese" e Alitalia aveva perso la tua valigia), e dopo quella settimana abbiamo preso l'abitudine di scriverci lettere, che ho ancora tutte, chiuse nella mia scatola da scarpe che ormai esplode (e che sono certa un giorno spero lontano pubblicheranno come la più grande - e divertente - raccolta epistolare di sempre). Sarà per questo che i sei mesi dell'erasmus non mi spaventano più di tanto, siamo andate avanti  a n n i  a scriverci (e lo facciamo ancora), anche quando ci affidavamo alle mani non sempre puntuali di selepostacelere (marchio registrato), ti ricordi?

Siamo cresciute insieme (io soprattutto, perché tu sei sempre stata alta, maledetta!), fra tagli di capelli (come dimenticarlo), tanti libri e film (ora stai cercando di convertirmi ai manga, chissà se avrai successo?) e il nostro primo vero concerto (Muse, DatchForum di Assago, 4 Dicembre 2006), senza dimenticare le feste, soprattutto quelle del nostro liceo dove ti imbucavi perfettamente mimetizzata, la nostra velleità di bariste durata mezz'ora per preservare le scorte per gli altri partecipanti, e (qui un pensiero tira l'altro) il tuo cuore di ghiaccio che miete vittime ma non prova pietà (e al contrario il mio, che maledizione si intenerisce sempre troppo). Star Wars, Il Signore degli Anelli, HP, attraverso quante fissazioni nerd siamo passate? E per fortuna che negli anni bui della nostra adolescenza non esisteva facebook...

C'è così tanto, tra frasi, soprannomi e "manie", che abbiamo condiviso, e che ormai si è cristallizzato in aneddoto che non saprei davvero da dove cominciare. E in realtà non c'è bisogno di raccontarcelo, la memoria in questi casi va rinfrescata faccia a faccia, meglio se con una birra (scura) in mano.

Mi rendo conto che tutto questo assomiglia a una lettera d'amore, ma se qualche noioso ha da ridirne solo per questo, bè... peggio per lui.

Buon compleanno, Annie, Amidala, Panni, Pandi, A., Cuora, Madrediginny (ahah) e tutti gli altri nomignoli che sono stati prodotti dalle nostre menti malate in questi anni (e che per fortuna non mi ricordo), a te e a tutti i tuoi ovuli (ahah x2).

A costo di apparire sdolcinata: fa' in modo di poter sempre dire, oggi, durante questo erasmus e sempre: I'm where I meant to go.

Per il resto, ti auguro tutto il meglio possibile, come sempre (e non c'è mica bisogno dei compleanni per dirsi queste cose, ma, se non altro, danno autorità al tutto), dal trovare il tuo "iugin" (chissà quanti altri menomati mentali capiteranno su questo blog dopo averlo scritto un'altra volta così apposta - ti terrò informata), all'essere più banalmente e concretamente felice. Perché non te lo dico mai, o comunque tu non mi credi, ma sei davvero una persona fantastica, in ogni senso, e a volte darei di tutto per essere te. Però poi mi rendo conto che perderei la mia migliore amica, e così preferisco essere la difettosa me, perché tanto ci sei sempre tu a volermi bene :)

*

PS: spero non ti offenda per le foto. Il fumetto non c'entra molto in realtà, ma me lo sono trovato lì e mi sembrava troppo bello per non ricordartelo. Pullula anche tu, mi raccomando.

PPS: la citazione dei Blink pensavo di doverla troppo fare a qualcuno quest'anno, prima ho visto il tuo stato e non ho potuto fare a meno di sfruttare la tua idea come titolo per il post. D'altra perte sei tu che sei la designer qui, quindi sei tu che c'hai le idee :)

PPPS: frEIndship, nelle tag, è volutamente scritto così. D'altra parte anche Jane (eh sì, intendo la Austen) pare avesse intitolato il suo libro Love and Freindship, non si sa se per incertezze grammaticali, confusione di pronuncia o altro. Essì.

martedì 4 gennaio 2011

D'altronde, se si dovessero distruggere tutti i sogni e tutte le visioni degli uomini, la terra perderebbe forme e colori e noi ci addormenteremmo in una tetra stupidità.


Anatole France, Thais.


*


Perché io mi ritrovo sempre dalla parte dei pagani?

sabato 1 gennaio 2011

another year's over, and a new one has just begun

L'ultimo giorno dell'anno incominciò con una splendida mattina di sole, come non si vedevano da un po'. Dicembre, dopo un inganno di neve e di freddo nordico, si era trasformato in un altro mese grigio e piovoso dopo una serie di mesi piovosi e grigi.

Era l'ultimo giorno di un anno dove la vita era andata avanti come al solito, e come al solito aveva portato con sé le mille piccole (o grandi) cose, che una ad una sembran niente, e tutte insieme sono così tante che diventano troppe da ricordare.

Tutto, tutto condensato in quei 364 giorni, più quell'ultimo trecentosessantacinquesimo, che a sfogliarli sull'agendina non sono poi molti.

Tristezze (e tristezza), delusioni, errori, sbagli, malinconie e paturnie (a volte mensili, a volte non solo), bilanciate da risate, amicizia, e un po' di amore. E poi le vacanze in bicicletta dell'estate della laurea (e scusate se è poco), e prima ancora il lavorarci, per quella laurea che sarà pure un inutile pezzo di carta, ma che mi ha dato la possibilità di progettare, studiare, ipotizzare qualcosa di esclusivamente mio (e volete mettere la soddisfazione). Il tutto condito da scelte, decisioni e (pochi) ripensamenti, film, libri e canzoni. E lampi di genio e innamoramenti fulminei, e acidità corrosiva e complicità femminile (e non solo), e la voglia di suonare che prima cala e poi (forse, facciamo gli scaramantici) risale, e quella di scrivere che mi fa formicolare le mani. Ed espressioni, modi di dire e facce buffe, tradizioni che ormai sono storia, e vanno ad arricchire il mio personalissimo lessico familiare che ho la fortuna di condividere con quelle persone a cui tengo di più.

La Dani dice che il 2011 sarà "tutto in salita", in senso positivo, e non vedo l'ora di mettermi a scalare, dare il massimo in tutto, e, insomma, essere o tentare di essere almeno un po' quella persona migliore che "saremo tutti nel 2011, ma mancano ancora un paio d'ore all'anno nuovo, quindi diamoci dentro con la cattiveria!".

Impegno e buoni propositi (che si fa sempre a gara a formulare e sciogliere), e progetti all'orizzonte, un inizio anno decisamente migliore del precedente (e che è migliore anche grazie al precedente).

Speranze e attese e tante paure, come sempre all'inizio di qualcosa. Che poi, è un giorno come un altro, e basta cambiare il calendario, ma a me piace avere una scusa per festeggiare.

E grazie a voi, che forse non sapete chi siete, ma lo so io, e va bene così, tonight, we can truly say, together we're invicible.


*

Let's hope it's  a good one, without any fear.